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Sensi in Nazionale, i motivi della convocazione di Mancini

Non è un caso che in una lista ampliata addirittura a 38 convocati ci sia qualche nome a sorpresa, ma per molti a fare notizia è stato che in quella lista comparisse nuovamente Stefano Sensi. Perché se novità assolute come Toloi e Ricci, o convocati “premio” quasi impossibili da vedere all’Europeo come Pessina e Soriano sono da considerare nell’ottica del grande gruppo che non si vuole far trovare impreparato in caso di imprevisti, la convocazione dell’interista ha lasciato più di qualche dubbio.

Facendo ordine quest’anno Stefano Sensi ha disputato 9 presenze in campionato, due in Coppa Italia e una in Champions League: nessuna di queste per 90 minuti interi e in sole tre occasioni è rimasto in campo per più di un’ora. A limitarlo è stata sicuramente la sua condizione fisica, precaria così come nella passata stagione, soprattutto per diversi problemi muscolari che lo hanno spesso relegato in infermeria. Ma in realtà anche dopo il rientro dall’infortunio non è stato praticamente mai utilizzato, tanto che nell’anno solare 2021 conta appena tre presenze in campionato e tante panchine senza subentro.

Con queste indicazioni dal campo che non ci parlano certo della miglior versione di Sensi viene da chiedersi come mai venga convocato da Mancini, che nonostante abbia spalancato le porte a un gruppo ampissimo di calciatori, ha comunque lasciato a casa alcuni protagonisti della stagione come i ‘veronesi’ Dimarco e Zaccagni, il più interessato probabilmente per quella convocazione.

Mancini ha sempre dimostrato di voler ragionare con la sua testa, sfruttando sì i campionati per fare le sue valutazioni, ma comunque promuovendo gente più consona al suo gioco. Per questo ha dato diverse chance a un Bernardeschi in difficoltà, con tanto di risposte positive sul campo, e per questo Stefano Sensi continua a essere uno dei calciatori su cui ha intenzione di puntare nonostante lo scarso minutaggio. Certo, un impiego maggiore da parte di Conte faciliterebbe il lavoro, ma la convocazione è anche un atto di fiducia verso il calciatore.

Sostanzialmente Mancini preferisce portarsi un giocatore che ha chance di essere convocato anche a giugno, piuttosto che inserirne un altro mai entrato nel giro e che avrebbe opportunità zero di andare all’Europeo viste le attuali gerarchie. Perché nell’ottica dei 23 nella testa di Mancini, Stefano Sensi è il sesto centrocampista ideale da portare: ragionando con numeri semplici il 23 non è altro che una rosa di due squadre da undici più un terzo portiere, quindi il pacchetto di centrocampisti dovrebbe essere completato da Locatelli e Pellegrini, primi ricambi di Jorginho e Barella, mentre Sensi fungerebbe da riserva di Verratti.

Mancini lo ha voluto più di tutti: lo ha fatto esordire ottenendo in cambio una strepitosa prova in amichevole con gli Stati Uniti prima e il primo gol in Nazionale nella partita di qualificazione contro il Liechtenstein poi. Sensi è stato uno dei giocatori su cui il Ct ha costruito il proprio ciclo e quindi prima di essere escluso dovrebbero accadere differenti cose: a meno di nuovi infortuni farà parte anche del primo gruppo di convocati, che sarà sempre tra le 30 e le 40 unità, per poi capire se riuscir a entrare nei 23 che partiranno per l’Europeo. Nel caso Antonio Conte gli venisse incontro dandogli maggiore spazio, si darebbe ancora più credito a questa convinzione di Mancini, che nonostante tutto sceglie ancora di credere in uno dei suoi giocatori.

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