L’accordo tra il club rossonero e il centrocampista francese è stato chiuso a zero: spunta un retroscena su Véronique.
Il Milan ha messo a segno uno dei colpi più chiacchierati dell’estate: Adrien Rabiot, centrocampista francese classe 1995, ha firmato un contratto triennale con il club rossonero. L’annuncio è arrivato dopo settimane di contatti silenziosi e trattative parallele, portate avanti con discrezione tra Casa Milan e l’entourage del giocatore. Rabiot era in scadenza con la Juventus, e il Milan ha approfittato della situazione per inserirsi senza dover pagare il cartellino.
Il dettaglio che ha colpito molti osservatori è la totale assenza di commissioni per l’agente. A gestire l’operazione è stata come sempre la madre del giocatore, Véronique Rabiot, figura centrale nella carriera del figlio. Stavolta, però, nessuna percentuale sull’ingaggio o fee d’intermediazione è stata chiesta al club. Una scelta che ha reso l’affare ancora più appetibile per la dirigenza rossonera, decisa a puntare su un profilo d’esperienza internazionale senza appesantire i conti.
I numeri dell’accordo e la strategia del Milan
Il contratto siglato da Rabiot ha una durata triennale, con scadenza giugno 2028. L’ingaggio fisso si attesta sui 7 milioni netti a stagione, a cui si aggiungono bonus facilmente raggiungibili legati alle presenze e al piazzamento europeo. Una cifra importante, ma non fuori dagli equilibri che il Milan si è imposto negli ultimi anni. Il club ha scelto di investire forte sul ruolo di mezzala, individuando nel francese il profilo adatto per dare equilibrio alla mediana, soprattutto in una stagione che prevede Champions e obiettivi alti in campionato.

Rabiot ha accettato la proposta senza forzare i tempi. Dopo aver valutato offerte dalla Premier League — in particolare da Newcastle e Manchester United — ha scelto la Serie A per continuità e centralità nel progetto. Il rapporto con il calcio italiano, iniziato tra luci e ombre, si consolida così con un secondo ciclo, in un ambiente diverso ma con aspettative simili. A convincerlo è stata anche la proposta tecnica di Fonseca, che lo vede come perno nel suo 4-3-3, con libertà d’inserimento e compiti di copertura meno rigidi rispetto all’esperienza juventina.
Il Milan, dal canto suo, ha scelto un profilo già pronto, evitando di spendere per un cartellino ma destinando una parte del budget sull’ingaggio. La rinuncia da parte dell’agente a qualsiasi commissione ha agevolato la definizione dell’affare. Un dettaglio che, nel mercato moderno, resta tutt’altro che scontato.
Un’operazione strategica tra campo, bilanci e continuità europea
Dal punto di vista tecnico, Rabiot rappresenta un’aggiunta di spessore per un Milan che negli ultimi anni ha alternato giovani emergenti a elementi di maggiore esperienza. La scelta di puntare su un giocatore già inserito nel contesto tattico italiano riduce i tempi di adattamento e aumenta le certezze. L’ex bianconero, nella scorsa stagione, ha totalizzato 32 presenze in campionato con 4 reti e 3 assist, dimostrando una crescita anche in fase di finalizzazione.
Il suo arrivo si inserisce in un disegno più ampio. Dopo gli addii di Krunic, Bennacer e le difficoltà fisiche di Pobega, la società ha accelerato su un elemento capace di dare equilibrio. Rabiot non è un regista puro, ma può giocare sia come interno sinistro che da mezzala a ridosso della punta, offrendo alternative tattiche senza dover rivoluzionare lo schema. Fonseca lo conosce, lo ha studiato e lo considera un elemento chiave per alzare il livello nei match ad alta intensità.
Dal punto di vista economico, l’affare viene considerato sostenibile grazie al risparmio ottenuto sulle commissioni e alla flessibilità nei bonus. Non ci sono clausole di uscita né premi legati al numero di gol, segno che il club punta sulla sua continuità, più che sulla spettacolarità.
In attesa della presentazione ufficiale, prevista per la prossima settimana, a Casa Milan si respira la soddisfazione di un’operazione chiusa nei tempi e nei modi stabiliti. Un colpo senza rumore, ma con un peso tecnico immediato. Il tipo di innesto che può fare la differenza a stagione in corso, soprattutto se accompagnato da una gestione coerente del gruppo e da una rosa competitiva in ogni reparto.
