Una finale drammatica, Musetti sfiora la vittoria ma Tabilo resta lucido nei momenti chiave.
Alejandro Tabilo, partito dalle qualificazioni con la classifica lontana dalle luci dei grandi tornei, sconfigge il numero 9 al mondo Lorenzo Musetti nella finale del Chengdu Open (ATP 250): 6-3, 2-6, 7-6(5). È il terzo titolo in carriera per il cileno, che salva due match point e chiude con un colpo di classe, un drop shot, dopo un tie-break finale tesissimo. Musetti incassa un’altra finale persa ma esce con segnali incoraggianti, mentre Tabilo ritrova fiducia dopo mesi complicati.
Il percorso di Tabilo: dalle qualificazioni al trionfo
Partire dalle qualificazioni non è mai facile, soprattutto in un torneo ATP 250, ma Tabilo dimostra che ogni ostacolo può essere superato con mentalità e costanza. Nel corso di Chengdu ha vinto partite cruciali contro avversari più quotati, gestendo la pressione di ogni turno. È salito in classifica, eliminando giocatori come Brandon Nakashima nel cammino verso la finale, mostrando ottime percentuali al servizio, pochi break concessi, determinazione nei momenti più alti.

Dentro la finale, sotto pressione con Musetti che sale, Tabilo non molla. Salva due match point sul servizio nel 6-5 del terzo set, dimostra lucidità mentale, forza fisica, consapevolezza dei propri limiti ma anche della possibilità di ribaltare la situazione. Il drop shot finale non è solo un colpo tecnico, è la sintesi di nervi saldi, preparazione e capacità di cogliere l’occasione quando arriva. Per Tabilo è una rinascita: dopo mesi con infortuni, risultati altalenanti, risultato che può cambiare la stagione.
Musetti: l’ennesima finale sbagliata, ma c’è tanto da salvare
Lorenzo Musetti sfiora la vittoria ma alla fine vede svanire un’occasione che gli sarebbe servita moltissimo anche sotto il profilo psicologico. È la seconda finale persa nel 2025, dopo quella di Montecarlo, e la seconda di fila a Chengdu: ciò che pesa è la sensazione che, nei momenti decisivi, qualcosa sfugga. I match point non concretizzati pesano tanto nel risultato finale.
Tuttavia, non è stata una giornata sbagliata sotto tutti i punti di vista. Musetti ha dimostrato qualità, ha reagito bene dopo il secondo set perso 2-6, ha alzato il livello nei turni di servizio, ha resistito al tie-break che alla fine lo ha visto cedere. Il fatto che continui a raggiungere finali su più superfici, in diverse condizioni, indica che è in un buon momento di forma mentale, anche se manca il pezzo grosso, il trofeo.
Anche il rapporto con Chengdu resta tormentato: aver perso l’anno scorso la finale, e ripetere il risultato con un’altra sconfitta stretta, lascia un gusto amaro ma anche la consapevolezza di essere molto vicino al titolo – serve solo chiudere il cerchio.
Implicazioni per la classifica e gli obiettivi stagionali
Questo risultato ha implicazioni significative sia per Tabilo che per Musetti, nelle posizioni di classifica, ma anche nella corsa alle ATP Finals. Musetti, da parte sua, consolida il suo posto nella Race, cercando di difendere o migliorare la posizione per qualificarsi a Torino. Il punto guadagnato con la finale è importante, ma poiché non è arrivato il titolo, il salto di prestigio rimane sfumato.
Tabilo, invece, guadagna fiducia, punti preziosi e una spinta morale che può rivelarsi decisiva per il proseguo della stagione. È il terzo titolo ATP per lui, dopo quelli conquistati in precedenza. Questo trionfo lo rimette in corsa, rafforza la sua classifica, offre visibilità e può attirare fiducia da sponsor e tifosi.
In un contesto più ampio, il torneo di Chengdu conferma quanto la competizione sia aperta: non solo i big possono vincere, ma anche giocatori più “nascosti”, se preparati bene, con equilibrio mentale, possono sorprendere.
Dal match ai numeri: statistiche e insegnamenti tecnici
Dal punto di vista tecnico, la partita è stata ricca di alti e bassi. Tabilo ha commesso più errori non forzati rispetto a Musetti, ma ha compensato con coraggio e atteggiamento aggressivo nei momenti cruciali. Musetti ha mostrato ottime percentuali di prime palle di servizio, resistenza nei game difficili, ma si è trovato a fronteggiare nervi e pressione, soprattutto quando ha avuto match point.
Nel tie-break decisivo, l’esperienza e la freddezza di Tabilo hanno fatto la differenza. Anche la gestione fisica – soprattutto dopo due ore e mezza di gioco – è stata cruciale: il cileno ha saputo restare lucido nonostante la stanchezza. Il drop shot finale è un segnale della sua capacità di improvvisare, di leggere il momento, di usare colpi non convenzionali per sorprendere.
Per Musetti, il match serve da lezione: forse serve maggiore lucidità nei momenti di chiusura, gestione dei match point, dell’inerzia quando ce l’hai. Ma si vede anche che il talento e l’istinto non mancano, servono solo quei piccoli aggiustamenti che possono trasformare le finali in vittorie.
