Juventus, Elkann ed Exor: cosa succede

Juventus Stadium

Juventus Stadium Immagine | Wikipedia

Pasquale Luigi Pellicone

Dicembre 17, 2025

Negli ultimi anni la Juventus è diventata uno dei dossier più delicati all’interno dell’universo Exor, la holding controllata dalla famiglia Elkann-Agnelli. Mentre il gruppo ridisegna il proprio perimetro industriale puntando su tecnologia, lusso, sanità e transizione energetica, il club bianconero continua a rappresentare un’anomalia: elevata esposizione finanziaria, risultati sportivi intermittenti e una redditività strutturalmente fragile. Un quadro che alimenta, ciclicamente, le ipotesi di cessione.

La gestione Elkann e la discontinuità con il passato

Dopo l’uscita di scena di Andrea Agnelli nel 2022, il controllo operativo della Juventus è passato sotto l’egida diretta di John Elkann, presidente di Exor. La nuova fase si è caratterizzata per una netta discontinuità gestionale: frequenti cambi ai vertici, rotazione di dirigenti e una successione di allenatori senza precedenti nella storia recente del club. Questa instabilità ha inciso sulla strategia sportiva, priva di una visione di medio-lungo periodo, e ha prodotto risultati inferiori alle aspettative sia sul campo sia nei conti. A differenza dell’era precedente, contraddistinta da una forte centralizzazione decisionale e da un ciclo vincente in Serie A, la Juventus post-2022 appare in fase di ricostruzione permanente, senza aver ancora individuato un modello sostenibile.

I conti della Juventus tra miglioramenti e fragilità strutturali

Il bilancio più recente mostra un ridimensionamento delle perdite, ma il dato va letto con cautela. Il miglioramento è stato favorito da ricavi straordinari, in particolare dalle plusvalenze di mercato. Sul fronte dei costi, il peso degli stipendi dei tesserati resta elevato e difficilmente comprimibile nel breve periodo. A ciò si aggiungono oneri finanziari significativi, alimentati da un indebitamento netto in crescita e da un saldo negativo nei rapporti con altri club per operazioni di mercato dilazionate. In sostanza, la Juventus continua a dipendere da eventi eccezionali per riequilibrare i conti, mentre fatica a generare una redditività stabile attraverso il core business: diritti televisivi, risultati sportivi e valorizzazione del brand.

Prospettive: interessi Exor sempre più lontani dall’Italia

Exor ha progressivamente ridotto il proprio baricentro in Italia, orientando gli investimenti verso mercati globali e settori ad alto potenziale di crescita. Automotive, media tradizionali e manifattura nazionale non rappresentano più le priorità strategiche della holding. La Juventus resta un asset identitario, ma anche un centro di costo rilevante. Le manifestazioni di interesse di investitori esteri indicano che il club è percepito come un marchio globale con margini di valorizzazione, a patto di una profonda ristrutturazione. Elkann continua a ribadire il legame emotivo con la società, ma la distanza crescente tra le strategie di Exor e il sistema economico italiano rende plausibile una ridefinizione della proprietà. La Juventus, oggi più che mai, si trova a un bivio.

 

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