Cinque grandi brasiliani che han vestito la maglia dello Shakhtar Donetsk

La disastrosa partenza contro la Dinamo Zagabria ha complicato il cammino europeo dell’Atalanta e ora a San Siro non può sbagliare. Anche lo Shakhtar però ha subito una pesante sconfitta contro il Manchester City e non mancherà di certo la voglia di rivalsa. Gli arancioneri sono sempre stati la squadra più sudamericana dell’est Europa e questi sono cinque tra i più grandi brasiliani passati dalle parti di Donetsk.

DOUGLAS COSTA
Esterno dalle grandissime qualità, in grado di saltare l’uomo come pochi, Douglas Costa è una delle tante scoperte dell’ottimo gruppo di osservatori dello Shakhtar Donetsk. Dopo gli inizi al Grêmio si fece notare nel 2009 ottenendo l’oro nel campionato sudamericano Under 20 e l’argento nel Mondiale di categoria e così un anno dopo arrivò la chiamata dall’Ucraina. Donetsk non è Porto Alegre ma le qualità sono sotto gli occhi di tutti e le grandi giocate non mancano permettendo ai Kroty di vincere cinque chiamati nazionali. La situazione politiche si sono andate sempre di più a complicare e nel 2014 assieme a Fred, Dentinho, Ferreyra e Teixeira si rifiutò di tornare in Ucraina spaventato dalla situazione bellica che si era creata. Deciderà comunque di tornare dato che si era appena conquistato la nazionale e dopo un anno riuscì a farsi vendere al Bayern Monaco prima di passare nel 2017 alla Juventus.

ELANO
Un eterno incompiuto del calcio brasiliano, forse troppo adatto al calcio sudamericano Elano in Europa ha fatto vedere grandi cose solo in Ucraina prima di perdersi in Inghilterra. Era uno dei grandi talenti sfornati dal Santos e in bianconero fece faville e nel 2005 venne acquistato dagli arancioneri. Tre stagioni di gran livello con le quali si guadagnò la nazionale, era uno dei pupilli del c.t. Dunga, e dove realizzò anche una doppietta in amichevole all’Argentina. Nel 2007 venne presentato dal Manchester City come l’acquisto adatto per fare il salto di qualità ma deluse come tutta la squadra. Rimase un altro anno prima di passare al Galatasaray, ma fallì anche lì capendo che l’Europa non era più adatta a lui. Santos, Grêmio e Flamengo quando tornò in patria e una piccola parentesi indiana al Chennaiyin.

FERNANDINHO
Brasiliano atipico, dotato di grande calma e intelligenza tattica, alla giocata ad alto effetto preferisce il passaggio utile e il servizio ai compagni. Fernandinho è un centrocampista in grado di giocare davanti alla difesa come han saputo fare in pochissimi negli ultimi anni e chi lo ha avuto ha sempre cercato di tenerselo ben stretto. Dopo gli inizi all’Athletico Paranaense a vent’anni venne acquistato dallo Shakhtar Donetsk e divenne subito un pilastro degli arancioneri per ben otto lunghi anni. La stagione di grazia fu la terza, la 2007-08, dove Fernandinho abbinò a una strepitosa utilità al servizio dei compagni anche un’inattesa capacità realizzativa riuscendo ad andare a segno per ben undici volte. Furono ben sei i titoli nazionali conquistati e le sue grandi prove in Champions League, condite anche da una meravigliosa vittoria in Coppa Uefa nel 2009, gli valsero la Seleçao prima e la chiamata del Manchester City nel 2013 poi dove fece la fortuna degli inglesi e anche oggi a trentaquattro anni è uno dei giocatori più importanti nella squadra di Guardiola.

LUIZ ADRIANO
Donetsk fu l’habitat naturale e l’oasi felice per Luiz Adriano che non riuscì mai a sfondare e a convincere fino in fondo se non proprio in arancionero. Venne portato in Europa con il titolo di campione del mondo, dato che l’Internacional di Porto Alegre aveva battuto il Barcellona nel 2006, ma era ancora un giovane e con poche presenze alle spalle. I primi due anni furono infatti di apprendistato con pochi gol e tanta panchina, ma fu il 2008-09 l’anno della svolta. Luiz Adriano andò in doppia cifra in campionato e realizzò un importantissimo gol al Werder Brema nella finale di Coppa Uefa a Istanbul. Nel 2012 segnò un gol che fece molto discutere in Champions contro i danesi del Nordsjaelland quando tutti erano fermi e venne squalificato per un turno. Il suo anno migliore anno fu il 2013-14 dove arrivò addirittura a venti centri, tantissimi per un campionato di sole ventotto partite e molto tattico come quello ucraino. Non riuscì però ad andare al Mondiale in casa, ma debuttò in nazionale poco dopo giocando varie partite e nel 2015 ebbe l’occasione della vita al Milan, ma in rossonero fallì prima di avere un periodo di luci e ombre con lo Spartak Mosca.

WILLIAN
Esterno dotato di grande corsa e capacità di saltare l’uomo a Willian è sempre mancata quella ferocia sotto porta che avrebbe potuto trasformarlo forse nel migliore nel suo ruolo. Il ragazzo di Ribeirão Pires bruciò le tappe e a soli diciassette anni debuttò con il Corinthians e a diciannove venne acquistato dallo Shakhtar. Anche lui fu grande protagonista della Coppa Uefa del 2009 e nel 2011 divenne una figura fissa della nazionale brasiliana. L’Ucraina stava diventando sempre più stretta per lui ma nel gennaio del 2013 si fece ingolosire dai tantissimi milioni dell’Anzhi, ma i soldi a Makhachkala stavano per finire. Nell’agosto dello stesso anno fu costretto a cambiare ancora questa volta per passare in Premier League al Chelsea e diventarne una colonna con la quale riuscirà a vincere anche due campionati.

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