Calcio

Deschamps, al passo d’addio: ciclo e fiducia al termine

Francia fuori dall’Europeo. Una sconfitta pesantissima non tanto per il risultato quanto per le conseguenze che potrebbero scaturire dal Ko contro la Spagna. Deschamps, nonostante sia tutelato da un contratto in scadenza nel 2026, potrebbe essere alla fine di un ciclo.

Un CT longevo e vincente… sino a un certo punto

Deschamps è stato un CT longevo e vincente, ma, agli occhi dei francesi, sino ad un certo punto. Ha allenato tre generazioni straordinari, raccogliendo, specialmente nei campionati europei, molto meno di quanto avrebbe potuto. Ad Euro 2016 arriva in finale nel torneo di casa, ma perde incredibilmente contro il Portogallo. Nel 2018, però stupisce:  forgia un gruppo solidissimo, in grado di arrampicarsi in cima al mondo. Vince il mondiale in Russia. Sembra l’inizio di un nuovo ciclo di successi ma non sarà così. La Francia si “suicida” ancora una volta nell’Europeo del 2020 perdendo ai rigori con la Svizzera una partita già vinta 3-1 sino a pochissimi minuti dal termine. Al mondiale Qatar 2022 arriva nuovamente in fondo,  ma si ferma a undici metri dal successo. Due finali in due edizioni nelle competizioni iridate, intervallati dalla vittoria in Nations League, lo lasciano ben saldo in panchina. L’ombra di Zidane, però, si è sempre allungata ad ogni insuccesso e con ogni probabilità si presenterà nuovamente anche questa volta, con un “quid” in più. Deschamps arriva alla resa dei conti senza “paracadute”.

I capi d’accusa su Deschamps: identità e gioco

Didier Deschamps FranciaDidier Deschamps Francia
Immagine | Epa

I risultati ottenuti negli anni passati sono indiscutibili ma per la prima volta nella sua gestione Deschamps è senza paracadute e alibi. L’unico, è un Mbappe a mezzo servizio causa infortunio o, se proprio si vuole andare a caccia di scuse, ci si può aggrappare a una situazione politica complicata che ha avuto ripercussioni nello spogliatoio. Alla “summa”, uscire in semifinale in un Europeo ci può stare, ma è il “come” che è difficile da gestire. La Francia, in questo Europeo, non ha mai avuto una vera identità. Ha pagato il secondo posto del girone, che ha catapultato i blues nella parte più complicata, dopo due pareggi e una vittoria. Nel complesso esce dalla competizione con due vittorie (Austria e Belgio), tre pareggi (Olanda, Polonia e Portogallo) e una sconfitta (Spagna). Specchio di una nazionale che ha saputo soffrire, adattarsi, ma non è stata da titolo. In sintesi, aspettative alte, resa bassissima. Quanto basta, insomma, per aprire un processo. E in Francia, di solito, i processi si chiudono sempre con la condanna. Anche perché c’è la sensazione che il percorso sia comunque finito.

 

 

Pasquale Luigi Pellicone

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