Deyverson è un calciatore particolare, uno di quelli la cui storia non passa inosservata. Crescita in un contesto duro, difficoltà nell’affermarsi in Europa e carattere esuberante. Dopo aver girovagato tra Spagna, Germania e Portogallo ed essere tornato nel suo Brasile, è stato riportato vicino Madrid poco più di un mese fa dal Getafe di Bordalás. Una squadra unica che dopo aver stupito in Spagna sta lasciando le sue orme anche in Europa.
L’Ajax, tra le favorite alla vittoria finale dell’Europa League e semifinalista della precedente Champions, è crollato nel bollente Coliseum Alfonso Perez. Due a zero e un piede agli ottavi per la banda di Bordalás, guidata stavolta da due nuovi brasiliani aggiunti solo in questa stagione alla rosa azulona. Si tratta di Kenedy, noto esterno ex Chelsea, e Deyverson, prelevato dal Palmeiras in prestito con diritto di riscatto a 5.5 milioni circa un mese fa. Il primo, oltre ad aver sbloccato il match, ha infuocato la gara con un’esultanza abbastanza provocatoria di fronte al settore ospiti generando il lancio ingiustificato di un accendino che ha centrato proprio il brasiliano. La sua prima rete con la maglia del Getafe se la ricorderanno in molti.
Deyverson Brum Silva Acosta
Nato nel 1991 nel barrio di Santa Margarida, nella zona ovest di Rio de Janeiro, Deyverson, come si può facilmente intuire dal luogo, ha vissuto un’infanzia complicata. Povertà e calcio, il sogno di un bambino aiutato da un padre sempre pronto a fare un sacrificio pur di regalargli un’opportunità. La storia dell’attaccante brasiliano rientra in quella categoria di “ragazzi che ce l’hanno fatta” che spesso escono fuori quando si parla di Sud America. Quella di Deyverson però ha una particolarità, lui ha avuto difficoltà anche in Europa.
Fino a 21 anni in Brasile con la maglia del Mangaratibense, viene prelevato dal Benfica nel 2012, ma accorpato al Benfica B con l’obiettivo di salire in prima squadra successivamente. Obiettivo che Deyverson non raggiungerà mai. 1200 euro al mese da dividere con la sua ragazza durano poco per il ragazzo che si trova subito in difficoltà. Ad aiutarlo è il connazionale Alan Kardec, compagno di squadra al Benfica, il quale si fa carico della coppia ospitandola a casa sua e fornendo loro anche un aiuto economico.
Dal Benfica B al Belenenses per approdare poi al Colonia, in Germania, città in cui ha un’altra esperienza negativa. 9 gol alla prima in Liga con il Levante gli regalano un’altra stagione in Primera a Vitoria, con l’obiettivo di difendere i colori dell’Alavés. Solo sette reti e l’amaro della finale di Copa del Rey persa con il Barça lo conducono nuovamente in Brasile nel 2017 per vestire i colori del Palmeiras con cui vince anche un campionato (2018).
Ora il Getafe, da calciatore maturo, in cui in poco più di 100 minuti ha già servito un assist (contro l’Athletic) e siglato una rete (contro l’Ajax). Per meritarsi la permanenza, e quindi il riscatto dovrà necessariamente continuare su questi livelli. La concorrenza è alta e si chiama Jaime Mata, Jorge Molina e Angel, tre incriticabili in questi 18 mesi folli. Lui ne era a conoscenza e quando l’agente gli ha proposto il Getafe non ha esitato nemmeno un momento: “Sono qui perché le mie caratteristiche sono quelle che chiede Bordalás. Mi chiede di lottare, correre e combattere. È una cosa che il mister ripete a tutti, non soltanto agli attaccanti. Siamo quinti (ora terzi ndr), quello che necessita lui è anche un nostro bisogno“. (MARCA)
Getafe sembra la sua dimensione, il Coliseum la sua arena. L’unica cosa che gli resta da fare è affidarsi alla mano esperta del maestro Bordalás.