Ecco i segreti dell’Ajax che ha battuto il Real Madrid tricampione d’Europa

L’Ajax compie l’impresa e ribalta il 2-1 del Real Madrid proprio in casa dei madrileni: termina 4-1 al Santiago Bernabeu con Ten Hag che ha visto la sua formazione nel massimo dello splendore. Gli ajacidi regalano un calcio offensivo da inizio stagione e sono tornati prepotentemente in corsa per il campionato, conquistando anche la finale di KNVB Beker. Ma quale è il segreto della compagine di Amsterdam? Cosa ha permesso a questo gruppo di eliminare i tricampioni d’Europa e del mondo?

AJAX, L’EQUILIBRIO PERFETTO TRA ESPERIENZA E GIOVENTÙ

La rosa dell’Ajax è stata costruita in modo impeccabile dalla dirigenza che è riuscita ad ammalgamare l’esperienza dei veterani con le grandi doti tecniche di tanti talenti corteggiati dalle big europee. In porta Onana ha dimostrato, nonostante qualche incertezza, di avere guizzi da campione e per questo è finito nei radar del Barcellona che già si è assicurato il cartellino di F. de Jong, uno dei prospetti più cristallini a centrocampo. Oltre a loro spiccano De Ligt (anch’esso nel mirino dei blaugrana, ma anche della Juventus), Van de Beek (visionato da Roma e Milan in Italia), Neres, Ziyech (il mancino è stato vicino ai giallorossi proprio nel mercato estivo ed invernale) e Dolberg. Tutti questi ragazzi oscillano tra l’anno 1999 e 1996, tranne il marocchino leggermente più attempato (classe ’93). Questa è la dimostrazione di come le giovanili e gli osservatori lavorino per scovare veri e propri talenti sia nel territorio nazionale che in giro per il mondo. In più, sono stati inseriti elementi di “esperienza” che hanno potuto far crescere ulteriormente i ragazzi per rendenrli ancora più consapevoli delle loro capacità. Huntelaar, in avanti, non solo è ancora determinante, ma è un vero punto di riferimento per il reparto offensivo. In difesa Blind ha dato ordine insieme a Schone, metronomo del centrocampo. Il danese è una vera e propria istituzione ad Amsterdam e, nonostante le sue 32 primavere, resta il vero trascinatore dei biancorossi.

LA MENTALITÀ E GLI SCHEMI DI TEN HAG

L’ex tecnico dell’Utrecht non ha mai smesso di inculcare le sue idee di gioco: i suoi schemi sono proiettati alla fase offensiva, ma a differenza di ogni squadra olandese, l’Ajax cerca di essere accorto anche dietro, nonostante svarioni dovuti a delle lacune tecniche. Il suo arrivo non ha cambiato nulla a livello di schema: 4-3-3 con un tridente chiamato ad offendere e terzini in grado di poter dare appoggio sia avanti che dietro. Abituati ad un calcio tattico, come quello italiano, diamo per scontato questi movimenti, ma in Olanda è estremamente difficile trovare formazioni con queste accortezze. Contro il Real Madrid, il centrocampo si è mosso sempre tra le righe con uno Schone in cabina di regia e Van de Beek e F. de Jong in costante movimento ad elastico pronti ad accorciare (interdizione) ed ad inserirsi tra le maglie della difesa avversaria. Kroos e Modric non hanno mai trovato una posizione giusta per poter bloccare gli avversari. Altra differenza l’ha fatta l’attacco: in campionato, Ten Hag, punta ad un tridente con una punta di riferimento, ruolo ricoperto da Dolberg o Huntelaar. In Champions, come già visto contro il Bayern, il tecnico ha preferito un trio leggero con Neres-Ziyech-Tadic chiamati a confondere le marcature spagnole. Tadic, in stato di grazia, non ha mai trovato grossi ostacoli e lo stesso è valso per il marocchino, che ha beneficiato di enormi spazi a causa di una marcatura troppo leggera. La difesa, invece, ha un punto debole: quando è schierata non riesce a tenere le posizioni. Per questo motivo, l’allenatore, chiede coraggio, tendendo i centrali alti in cerca dell’anticipo e i terzini a sostegno per non far scendere gli avversari sulle fasce. Queste accortezze hanno permesso all’Ajax di poter ingabbiare, soprattutto nella ripresa, un Real Madrid privo d’idee.

Sicuramente, i tricampioni d’Europa e del mondo sono arrivati alla fine di un ciclo e questo ha inciso nella sconfitta, ma un Ajax così non si vedeva da troppo tempo. Ten Hag e la società hanno compiuto un miracolo e hanno strappato, tra gli applausi, una vittoria che rimarrà nella storia di un club che si sta riprendendo il suo palcoscenico naturale: l’Europa.

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