
ANSA/MICHELE MARAVIGLIA
Dopo lo strepitoso 3-3 al Lluís Companys contro il Barcellona, l’Inter torna in campionato per tenere viva la rincorsa al Napoli. Ma col Verona non sono ammessi blackout: chi sogna Monaco di Baviera non può inciampare a San Siro
L’Inter è tornata da Barcellona con una valigia piena di orgoglio e un pareggio che profuma di impresa. Il 3-3 al Lluís Companys non è solo un risultato prezioso, è una dichiarazione di intenti: noi ci siamo, e non abbiamo nessuna intenzione di uscire in silenzio dalla scena europea. Ma adesso, a 72 ore da quella serata ad alta tensione, è già tempo di campionato. Ed è qui che si vede la stoffa delle grandi squadre.
Domenica c’è il Verona, una di quelle partite che sembrano semplici solo per chi non ha mai guardato davvero questo sport. Una partita contro gli scaligeri, nel cuore di una stagione che ancora può diventare leggenda o disfatta, è una trappola perfetta. Lo dice la storia, lo dice il calendario, lo dice anche un certo 20 maggio 1973, che a Milano ancora qualcuno non ha dimenticato. E no, non sto tirando in ballo la scaramanzia. Sto parlando di consapevolezza.
Il sogno Napoli si rincorre con i piedi per terra
Il Napoli è ancora là davanti. Ha approfittato dei nostri scivoloni, ha capitalizzato il nostro aprile maledetto. Ma finché la matematica non chiude la porta, l’Inter deve bussare. E per continuare a farlo serve una cosa sola: vincere. Ogni. Singola. Partita. A partire da domani.
Io so che è difficile. So che l’adrenalina di Barcellona è ancora nelle vene di molti. Ma la grandezza non si misura nelle notti europee: si costruisce anche nei pomeriggi polverosi in provincia, quando hai tutto da perdere e poco da guadagnare. L’Inter, questa Inter, deve dimostrare di essere diventata adulta. Di saper gestire i carichi, i pensieri, le attese. E anche le tentazioni di distrarsi.
Inzaghi dovrà essere bravo a ruotare, a tenere alta la tensione, a chiedere ai suoi di pensare al Napoli prima che al Barcellona. Perché la verità è semplice: se vuoi sognare Monaco di Baviera, non puoi inciampare con il Verona.
La testa a Monaco di Baviera? Sì, ma da lunedì
Dumfries e compagni hanno lasciato un segno a Barcellona. Lo hanno fatto con il gioco, con il carattere, con la capacità di reagire anche quando tutto sembrava perduto. Ma adesso serve resettare. Serve ritrovare lo spirito pratico che ci ha fatto dominare in autunno. Niente fronzoli, niente romanticismi. Solo punti. Tre, per la precisione.
Chi vuole continuare a sognare non si concede distrazioni. Chi ha vissuto la Champions come un dovere, non si dimentica del campionato. Perché è in partite così, in giorni così, che si costruiscono le stagioni leggendarie.
E allora sì, io ci credo ancora. Ma lo dico sottovoce. Perché prima di pensare al ritorno contro il Barcellona, prima di lasciarsi cullare dall’idea di un altro 22 maggio, c’è una domenica da non sbagliare.
E il Verona, se lo prendi alla leggera, diventa l’avversario perfetto per fare naufragio.
L’Inter non può permetterselo. Non adesso.