Juventus, la crisi industriale influenza il mercato: ecco come

Elkann Juventus

Elkann Juventus Immagine | Ansa

Pasquale Luigi Pellicone

Luglio 9, 2025

Juventus, un mercato al rallentatore dettato da strategie aziendali precise: la prudenza non è una scelta, quanto una necessità, come evidenziato dai conti della Exor, costretta a districarsi, complice la crisi dell’automotive, in uno scenario assai complesso.

Juventus, anello di una crisi industriale

La Juventus è un anello di una galassia che soffre particolarmente la crisi industriale. Due guerre alle porte dell’Europa, una, ancora più drammatica, commerciale alle porte, costringe la proprietà ad una particolare oculatezza negli investimenti. La crisi di Stellantis e delle società della holding non possono non avere ripercussioni anche sul calcio.  Ciò non significa che la Juventus non investirà sul mercato, ma è vietato sbagliare. Senza girarci troppo intorno, non è immaginabile una campagna come le ultime due stagioni: con queste premesse avranno dunque più valore le idee rispetto al denaro. E in questo senso l’arrivo di un elemento come Jonathan David arrivato a parametro zero, fotografa perfettamente la situazione.

Una società con le mani legate

La Juventus non ha le mani legate, ma neanche totalmente libere: l’equilibrio va raggiunto anche attraverso l’autofinanziamento. Ciò significa che per ogni calciatore acquistato ce ne sarà uno in partenza e sarà anche meglio che ogni doppia operazione lasci in eredità un saldo in attivo. E non è da escludere che si punterà più sull’usato sicuro che su scommesse. Una filosofia dettata dai nuovi paletti che delimitano il raggio di operazione dell’azionista principale, costretto dalle contingenze a rivedere e ridefinire le priorità. Qualsiasi investimento e proprietà della holding è in discussione o sotto esame: anche la Juventus, che non è più considerata intoccabile, specialmente in relazione a Stellantis che allo status quo è la priorità assoluta.

Stellantis, l’ago della bilancia

La situazione è molto chiara: la scelta è fra industria e calcio. Per la Exor, ogni euro destinato alla Juventus è una somma sottratta alle coperture necessarie per colmare le perdite del gruppo. Ecco perché la liquidità arriverà alla Continassa con il contagocce. Il rischio si lega  a scelte anche drastiche: il club bianconero  potrebbe anche essere ceduto. Del resto, ciò che non produce profitto è perdita e nel calcio odierno si può competere ad altissimi livelli solo avendo alle spalle proprietà in grado di spendere per  allestire squadre vincenti in campo internazionale, laddove circolano come dicono gli squali dell’economia “i soldi veri”. Con queste premesse l’ipotesi di una separazione fra gli Agnelli e la Juventus, impensabile sino a qualche anno fa, potrebbe essere una realtà destinata a riscrivere le gerarchie del calcio italiano.