L’angolo latino con Stefano Borghi: “Aduriz un cavaliere, ci mancherà. River? Manca solo il campionato”

Vi manca il fútbol? Comprensibile, ma l’attesa non è poi così lunga. Per il Sudamerica bisognerà aspettare ancora, ma la Liga spagnola è prossima al rientro. In questi ultimi giorni di sosta abbiamo deciso di riavvicinarci al calcio giocato creando un nostro “Angolo Latino”, uno spazio in cui poter commentare i nostri luoghi preferiti di calcio. Per l’occasione ci siamo sentiti con Stefano Borghi, commentatore di Dazn e storica voce di Liga e campionati sudamericani, che ha inaugurato questa rubrica basata sul format del 10: tre domande per Paese (Argentina, Brasile, Spagna), più una bonus sul numero del calcio. Cominciamo.

L’ANGOLO LATINO CON STEFANO BORGHI

ARGENTINA

Primo step a caccia di giovani, partiamo da Nahuel Bustos, oggetto del desiderio di diversi club anche in Italia

“Il ventaglio delle sue caratteristiche è indicato per il calcio europeo. Ha un buon passo in relazione al fisico, poi vede bene la porta, è un profilo che mi piace. Bisogna vederlo al di fuori dalla sua tazza di tè, il Talleres. Ha avuto continuità e costanza, non è una meteora, può essere credibile”.

Bene, saliamo di livello e di aspettative. Chi segue Thiago Almada se ne è già innamorato, ma può diventare un campione?

“Non è mai facile giudicare i giovani, soprattutto ora che vengono lanciati molto presto, a volte troppo presto. Su Almada però ci sono differenze, bisogna capire la sua evoluzione fisica: a meno che non diventi un altro Messi, ma di altri Messi non ce ne sono all’orizzonte, il fatto fisico ha una sua rilevanza. Bisognerà vedere se aumentando il fisico manterrà le sue qualità. Ha valori tecnici indiscutibili, è importante che sia cresciuto nel Vélez di Heinze, che mi ha intrigato molto. In Sudamerica vedi tanti giovani su cui scommetteresti, lui è uno di quelli che ti fa dire ‘Questo è differente’, per questo sono più fiducioso. Se avesse un ruolo ben definitivo a 19 anni sarebbe più un problema che una risorsa, essere ancora poco centrato tatticamente può essere una risorsa”.

Ultima tappa obbligatoria nella terra del Superclásico, che ha vissuto un’altra pagina incredibile della sua storia, quasi al livello delle due manchas

“La mancha ce l’hanno tutte e due, ci sono e non si lavano. Questo titolo è una bella botta, perché rilancia psicologicamente un Boca che aveva accusato oltremodo la sconfitta di Madrid, soprattutto negli scontri diretti erano shoccati. Nelle ultime partite si era visto un cambio di mentalità, dopo lo 0-0 in campionato si parlava di equipo chico perché si erano difesi troppo. Alfaro è stata una vittima sacrificale di questo passaggio, ma con questo nuovo ciclo c’è una squadra migliore. Per il River non riuscire vincere il campionato, soprattutto perdendolo così, è un piccolo neo in un mare di soddisfazioni in questa Era Gallardo“.

BRASILE

Terra de Samba e Pandeiro, in Brasile il Flamengo minaccia un’egemonia che in questi anni di Sudamerica non c’è mai stata

Il Flamengo può aprire una nuova era, è un progetto che ha risollevato un club che era in difficoltà. Con cessioni giuste e acquisti mirati con grandi ritorni dall’Europa, oltre alla scelta di un grande allenatore hanno fatto uno star team. La squadra è forte e bella da vedere, rimane con distacco la squadra da battere. Rispetto molto anche il progetto del Grêmio, ma il Flamengo di Jorge Jesus mi piace da morire, abbiamo visto grazie a loro la finale di Mondiale per Club meno sbilanciata degli ultimi anni, peraltro contro uno squadrone come il Liverpool.

Flamengo la Rio che ride, il Vasco la Rio che vive le sue difficoltà. E il possibile acquisto di Yaya Touré prova a mascherare il tutto

Il Vasco è il contraltare carioca del Flamengo. Si cercando questi colpi d’immagine quando poi sotto un tappeto neanche troppo scintillante c’è tantissima polvere. Il Vasco vorrei vederlo in alto, ma non sarà Yaya Touré a riportarlo ai vertici.

Non possiamo saltare i giovani, e se parliamo di Brasile la tappa obbligatoria è São Paulo, a oggi il territorio delle migliori promesse verdeoro

Igor Gomes deve lavorare tanto per adattarsi al calcio europeo, ma c’è tempo. Kaio Jorge è quello più in vetrina, mi hanno convinto i suoi mezzi, è già affamato e cattivo nel vedere la porta. Quando ha segnato al Defensa in Libertadores si è vista la fame che ha: al debutto un gol così lascia intravedere la sua forza mentale.

SPAGNA

Veniamo in Spagna, il ritiro di Aduriz segna la fine di un’era a Bilbao, con la beffa di non poter giocare la finale tra Athletic e Real Sociedad

Che Aduriz debba ritirarsi così, senza poterlo fare in quella partita è crudele: sarebbe stata la partita perfetta per la sua carriera, con la sua maglia, contro la squadra della sua città, nello show più importante della storia del calcio basco. Ogni anno tocca sempre salutare qualcuno che ci mancherà e Aduriz mancherà tantissimo, è un tipo di numero 9 che sta sparendo, nobile e antico, un cavaliere. Mi rimane la soddisfazione di aver gridato il suo ultimo gol, che sintetizza le sue qualità. Conosco la zona basca e la loro cultura, credo che in molti rinuncerebbero al posto europeo pur di giocare la partita con il pubblico. Parliamo di un incontro sempre di grande livello figlio di una grande rivalità, ma ha portato grandi momenti di importanza politica e sociale.

Il derby senza pubblico si giocherà a Siviglia, e probabilmente aprirà la giornata del secondo via della Liga

In ogni partita l’assenza di pubblico fa male. Un Gran Derbi, un Clásico o un Derbi Vasco senza pubblico sono cose che non dovrebbero esistere, ma sono compromessi necessari: bisogna dare una sensazione di ritorno verso una nuova normalità.

La necessità di vendere del Barcellona porta diversi nomi nell’orbita del mercato italiano. Tutti da considerare…

Semedo lo ritengo un miglior terzino di Sergi Roberto, che però viene coccolato di più. Sa giocare da entrambe le parti, è normale che sia ambito. Ma il sacrificio più assurdo del Barcellona sarebbe Arthur, ha caratteristiche e maturità incredibili, è uno degli ultimi che penserei di dar via se fossi nel Barcellona. Negli ultimi anni hanno fatto scelte molto discutibili, basti pensare che come alternativa a Suárez è stato preso Boateng. Firpo poteva sfruttare meglio le occasioni, ma è un altro che prenderei a occhi chiusi.

EL DIEZ

Il nostro cerchio si chiude a quota dieci. A quota Messi

Si è visto un Barcellona poco straordinario, che si è ‘normalizzato’. Da inizio anno società e squadra sono divise, ma dall’estate scorsa Messi è cambiato, è un altro. Non l’ho mai visto così ‘Maradona’ fuori dal campo: dallo scorso Argentina-Brasile in cui è stato squalificato per le sue frasi riguardo la Conmebol, Messi ha cominciato a parlare in modo molto diretto e forte, credo sia scattato qualcosa in lui, è diventato un condottiero. Potrebbe essere l’anticamera di un finale di carriera con dei botti mai visti. Le stupidaggini che si continuano a dire su di lui l’hanno stufato, gli ultimi giri di carriera li vuole fare a pieno. Un Messi capopopolo è l’unica cosa che mi mancava.

Si ringrazia Stefano Borghi per la disponibilità.
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