Lucas Vázquez, il jolly di Zidane al bivio di una carriera

Tutte le squadre che hanno segnato un’era hanno sempre avuto un jolly da poter usare per le occasioni speciali o d’urgenza: e se per fare un parallelismo Park Ji-Sung è stato per anni l’uomo di Sir Alex Ferguson, Lucas Vázquez è senza storia il vero dodicesimo di Zinedine Zidane.

Nell’era dei tre titoli europei vinte dall’allenatore francese il ruolo di questo piccolo esterno tuttofare è stato decisivo, vuoi per un’importante duttilità tattica o per quella disponibilità al servizio verso i campioni che lo circondano, ha sempre trovato grande minutaggio in una squadra che ha segnato una generazione di Champions League. Ma in un momento storico di rigenerazione del Real Madrid è anche difficile trovargli una collocazione in squadra, perché è vero che le caratteristiche sue sono difficili da trovare negli altri elementi della rosa, ma è altrettanto opportuno segnalare che la concorrenza in attacco è numericamente e qualitativamente impressionante al punto che anche uno come Marco Asensio viene messo in discussione.

Per questo la sua carriera sembra a un bivio a due opzioni: continuare a fare l’esterno d’attacco d’equilibrio ma in un’altra squadra oppure plasmarsi definitivamente da terzino destro, ruolo coperto in più occasioni in questi anni, e diventare ufficialmente il ricambio di Dani Carvajal, ruolo che a oggi sembra più adatto a lui che a un Éder Militão in crisi di identità che ancora non ha trovato la sua migliore collocazione tattica nella difesa a quattro.

Vázquez è un classe 1991, probabilmente l’età ideale per cominciare a costruirsi un futuro in un altro ruolo da portare avanti negli anni successivi della sua carriera, che a questo livelli potrebbero essere ancora 6 o 7, un periodo decisamente ampio. Una trasformazione insomma già vista in ambito spagnolo se si prende l’esempio di Jesús Navas, persino tornato nel giro della nazionale dopo l’exploit da quarto di destra al suo ritorno a Siviglia.

Una necessità, ma forse anche un’occasione per provare a restare ai vertici del calcio europeo. Anche perché appare difficile immaginare un giocatore di tale generosità diventare leader in ambienti meno ambiziosi, quando per DNA sembra fatto per poter essere al fianco dei grandi campioni.

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