Un tuffo nel complesso mondo di Bernardo Silva

Lo scorso 25 settembre a Stamford Bridge, sullo scadere dei 90 minuti, il Manchester City era in vantaggio di 1-0. Chi l’ha vista ha potuto apprezzare una gara dominata da Pep Guardiola, la sua personale rivincita dopo quel doloroso e ancora sanguinante uno a zero della finale di Champions. Il pressing perfettamente funzionante nella sua intensità e fluidità è stata forse l’arma con cui i citizens hanno dominato in casa del Chelsea. Verso la fine della partita, Bernardo Silva con un tackle suscita il boato dei propri tifosi. Il Guardian descriverà la prestazione di Bernardo “mostruosa”.

La figura di Bernardo Silva è forse una delle più atipiche del calcio moderno. Un giocatore fortissimo ma con i capelli sempre spettinati stile britpop-nerd e barba incolta. Vogliamo parlare del fisico? Non ha minimamente l’apparenza di un corpo super allenato da calciatore, sembra che debba cadere da un momento all’altro. “Ha sempre saputo che non avrebbe mai potuto vincere la battaglia fisica perché era sempre il più piccolo e leggero, quindi si è sempre chiesto come evitare le sfide”. Così lo descrive infatti il suo ex allenatore ai tempi Benfica u17, Pepa.

Il suo nome non risuona nella mente delle persone quando salta fuori. Per i tifosi, le stelle del City sono Cancelo, Foden, Kevin de Bruyne, Sterling. Bernardo Silva no, lui non viene ricordato immediatamente. In sordina, con il passo felpato, un profilo basso per uno dei migliori giocatori della Premier League.

La sua permanenza d’estate è stata fondamentale per il Manchester City. Bernardo è un giocatore dalle qualità sorprendenti, spezza le linee di pressing con dei dribbling veloci, tocchi sorprendenti, it’s like Houdini direbbe qualcuno in Inghilterra. Un vero e proprio mago, così soprannominato dal suo ex compagno di squadra Jemerson ai tempi del Monaco. Semplicemente elude l’intensità avversaria come se niente fosse. Corre tanto, secondo fbref porta 10.9 palloni progressivi ogni 90 minuti, un dato importante per capire il giocatore che abbiamo davanti. È poi uno dei dati più alti al mondo, vicino a quelli di Leo Messi che invece domina con 15 progressive carries a partita.

Fondamentalmente Bernardo Silva, è l’asse portante del Manchester City. Lo sa bene Guardiola che dopo la gara contro il Liverpool si è espresso in questo modo sulla sua stella portoghese: “Ci sono prestazioni di cui non è necessario parlare, bisogna solo osservarle e godersele. La prestazione di Bernardo Silva si commenta da sé. È stata semplicemente magnifica. Venire qui ad Anfield e fare quel che ha fatto… È un calciatore eccezionale”.

La gara ad Anfield è stata forse il riassunto delle qualità del giocatore stesso. Gioca sempre in movimento, non si ferma mai, i suoi movimenti senza palla sono bellissimi. Ancora una volta ha terminato la partita con un’alta percentuale di passaggi completata (88%, ormai prassi), 8 recuperi tra tackles e intercetti. Per non farci mancare niente si è lasciato andare in varie giocate, tra cui questa.

C’è più di un club di Manchester infatti che ha un grande attaccante portoghese in squadra. Se Bernardo Silva non ha lo stesso peso mediatico di Cristiano Ronaldo o di Bruno Fernandes, in campo sicuramente il suo impatto è ugualmente decisivo. Guardiola lo ha scelto personalmente, è stato il primo acquisto della mega campagna della stagione 17/18. Perché? Perché Bernardo è semplicemente un giocatore molto intelligente, oltre che strabiliante tecnicamente. “Bernardo ha intrapreso un’alchimia importante con Grealish e Cancelo, costruiscono un asse solido e forte. Non sono solo le loro qualità come giocatori, ma anche la loro incredibile etica del lavoro. Silva, poi, sta giocando benissimo, sono davvero davvero felice che sia rimasto.” le parole di Pep Guardiola al termine della gara con il Leicester.

Bernardo Silva è un giocatore atipico, come già detto, i cliché del campione d’elite del mondo del calcio non gli stanno bene addosso. Per niente. A Monaco viveva in un appartamento al centro della città, gli piaceva la vista mare. Con tutto quello che guadagnava,  Bernardo Silva si sarebbe potuto permettere una villa enorme  in periferia e invece no. In un Paese come Monaco, tra donne, casinò, bella vita la sua immagine stonava particolarmente. A lui non piacciono certe cose, lui è diverso. La sua dedizione al duro lavoro e il suo grande talento lo hanno portato ad essere la mente del Monaco prima, e quella del City ora.

Bernardo Silva è forse un enorme paradosso. Un uomo che nonostante la sua semplicità nel suo modo di giocare, nasconde un volto complesso che rende il tutto così funzionante. Il peso dei dettagli nelle giocate di Bernardo è fondamentale, il tocco prima dell’avversario, la giocata nello stretto per eludere il pressing, il mondo di Bernardo Silva è questo, profilo basso e giocate da oscar. Piccoli tocchi che contribuiscono a mettere insieme i pezzi di un giocatore con un suo stile di gioco, semplice ma allo stesso tempo complesso.

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