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Dopo anni di declino, il club che fu di Mantovani, Mancini e Vialli sprofonda nella terza serie. Da icona europea a cenerentola: dove è andato tutto storto?
La notizia che nessun tifoso blucerchiato avrebbe mai voluto sentire è diventata realtà: la Sampdoria è retrocessa in Serie C, per la prima volta nella sua storia. Una caduta che fa rumore, perché riguarda una delle squadre simbolo del calcio italiano degli anni ‘80 e ‘90, capace di vincere lo scudetto nel 1991, la Coppa delle Coppe, quattro Coppe Italia e di sfiorare la Champions League nel 1992, fermata solo dal Barcellona di Cruijff a Wembley.
La Sampdoria è molto più di una semplice squadra di calcio. Per un’intera generazione è sinonimo di bellezza calcistica, estetica raffinata e giocatori iconici come Vialli, Mancini, Pagliuca, Gullit, Platt e Lombardo.
Un modello vincente costruito da Paolo Mantovani
La Sampdoria moderna nasce nel 1946, dall’unione tra Andrea Doria e Sampierdarenese, ma è con Paolo Mantovani alla presidenza che diventa leggenda. L’imprenditore genovese investe con visione e passione: arrivano giovani italiani di talento, un tecnico saggio come Vujadin Boskov, e si crea un gruppo unito e affiatato, capace di imporsi anche in Europa.
Il “gemellaggio” tra Mancini e Vialli, i gemelli del gol, diventa iconico. Con loro e una spina dorsale di campioni veri, la Samp conquista l’Italia e conquista rispetto ovunque.
Dopo Mantovani, il lento declino
La morte di Paolo Mantovani nel 1993 è l’inizio della fine. I big iniziano a partire: Vialli va alla Juve, Pagliuca all’Inter, Mancini alla Lazio. Il figlio Enrico non riesce a replicare la magia paterna. La retrocessione in B del 1999 apre una fase di instabilità, interrotta solo brevemente dal ritorno in A nel 2003 e da qualche sprazzo di luce con Cassano, Quagliarella e la qualificazione Champions del 2010.
Poi di nuovo buio: il presidente Ferrero – più attento al suo personaggio che alla solidità del club – lascia un’eredità pesante. Il suo arresto nel 2021 è il punto di non ritorno: stipendi non pagati, club alla deriva, salvezze miracolose.
Un disastro tecnico e societario
Nel 2023, con la retrocessione in Serie B, il club viene salvato in extremis dal fallimento dal gruppo Gestio Capital, guidato da Matteo Manfredi. In panchina arriva Andrea Pirlo, ma l’illusione dura poco: esonerato dopo tre gare. Con quattro allenatori cambiati in un anno (Pirlo, Sottil, Semplici, Evani) e risultati deludenti, la Samp sprofonda definitivamente.
Il tentativo finale con Evani, Lombardo e un supporto informale di Mancini non basta. La squadra crolla, il Ferraris esplode di rabbia e i tifosi assistono impotenti a un epilogo amarissimo.
Sampdoria, da leggenda a punto zero
Ora serve un progetto vero. Non basteranno più slogan né romanticismo: per tornare grandi servirà metodo, competenza e pazienza. La Samp è una “bella addormentata”, ma il risveglio non sarà facile.
Il calcio italiano perde uno dei suoi club più amati. Ma ogni fine è anche un inizio. E chissà che da questo fondo non possa nascere un nuovo miracolo blucerchiato.