Oasi Kalmar

Tra le varie province della Svezia meridionale ne esiste una particolarmente rilevante. Si tratta dello Småland e, oltre a poter vantare una vista privilegiata sulle magnifiche coste del Baltico, è anche una delle poche landskap ad esser stata spezzettata in occasione dell’introduzione delle province. Già il nome, del resto, rimanda proprio a questa sua peculiarità: molto simile all’inglese small land, vuol dire “piccole terre” e indica chiaramente come la provincia sia stata creata fondendo varie subregioni. Oggi non si parla più di landskap, già che l’ultima grande riforma dell’apparato burocratico statale le ha private di compiti amministrativi, bensì di län, contee. Tuttavia, lo Småland fa eccezione in quanto portatore di un contributo fondamentale per quanto concerne la cultura scandinava: il suo nome rimane ancora sulla bocca degli svedesi, al quale associano immediatamente l’immagine del paesaggio tipico di queste latitudini. Essenzialmente grandi, enormi, incontrastate distese di verdeggianti foreste. La natura regna sovrana, e a differenza della maggior parte del mondo l’uomo qui si sente ospite e non colonizzatore. A livello geopolitico le län principali sono quelle di Jönköping, Kalmar e Kronoberg, mentre sarebbe da ricordare nel frattempo come tre grandi personalità svedesi abbiano avuto i natali proprio in questa regione. Il primo è Carl Nilsson Linnaeus, meglio noto come Carl von Linné e padre della nomenclatura relativa alla classificazione degli esseri viventi. Il secondo risponde al nome di Astrid Lindgren, ossia la mente dalla quale è partorita la figura di Pippi Calzelunghe. Quanto al terzo, in Svezia è una vera e propria istituzione: direttamente dal villaggio di Agunnaryd, nella municipalità di Älmhult, ecco a coi mister Ikea. Ingvar Kampdrad, che successivamente chiamerà Småland la zona dei suoi negozi riservata ai bambini. Bello, vero?

PERCHÈ PROPRIO KALMAR

Capoluogo dell’omonima contea, la città di Kalmar si erige prepotentemente come città simbolo dello Småland. Un luogo mistico, dove la più pura incontaminatezza della natura si fonde armoniosamente con le esigenze di un paese di 35mila abitanti. E’ assai spettacolare il riserbo che i kalmaresi dedicano al rispetto dell’ambiente a loro circostante, al pari di una devozione verso l’ecosistema che per noi mediterranei è assai poco concepibile. E se da un lato abbraccia le magiche distese boschive dell’entroterra, dall’altro ecco che assapora la purezza delle dolci onde del Baltico, che quasi sembrano esser generate con l’unico scopo di cullare una vera e propria perla incastonata qui non a caso. Già dall’età della pietra si sono registrati insediamenti umani, naturalmente agevolati dalla posizione strategica del luogo (ci troviamo esattamente affianco allo Stretto di Kalmar). Lo stesso nome della città, per quanto discussa sia oggi la sua etimologia, parrebbe proprio derivare da alcune indicazioni prettamente geografiche (in quanto fusione dei vocaboli “kalm”, “cairn” e “arin”, dunque “superficie di terreni ghiaiosi”). E’ dal 1200 che è in voga il nome Calmarna, mentre altri sostengono come l’origine starebbe nel nome di un immigrato tra i fondatori del luogo (Calmar, appunto).

Ma Kalmar è un luogo che oltre a rivestire un’importanza storica, essendo tra i primi insediamenti urbani svedesi, assume particolar rilevanza in ambito culturale. Sede di un prestigioso reggimento di fanteria, ma allo stesso tempo influenzata dalla presenza di una significante diocesi (la Cattedrale è ancor visibile oggi), agli inizi del XII secolo è stata cominciata su un’altura la costruzione di un castello. Slott, in svedese, quello che oggi gli storici considerano uno dei principali punti di vedetta dell’intera Scandinavia. Kalmar è poi stata dilaniata da una sanguinosa guerra scoppiata nei primi decenni del 1600, mentre la sua posizione molto decentrata l’ha resa negli anni una delle vittime privilegiate in occasione delle invasioni nemiche. Si è combattuta poi la Skånska kriget, in italiano “guerra di Scania”, cominciata con l’assalto proprio al castello di Kalmar da parte delle truppe della Danimarca-Norvegia (allora facenti parte di un unico, grande stato che arrivava fino all’Islanda). Piccolo dettaglio, si contano 22 assalti ma la città resistette orgogliosamente. E mai fu conquistata.

COSA VEDERE A KALMAR

Da vedere oggi, oltre alla citata cattedrale, vi consiglio caldamente la gamla vattentorn, ossia la “vecchia torre dell’acqua”, oggi riqualificata in appartamenti assai costosi e cuore del quartiere di Kvarnholmen. Il museo d’arte moderna, Konstmuseum, è un altro buon motivo per passare da queste parti. Per gli amanti della navigazione, all’interno del Läns Museum (museo della contea) potrete trovare una mostra permanente sul Kronan, il vascello reale. Ah e poi c’è il castello, lo slott, così maestoso da occupare un’isoletta a parte. Tutto questo dimostra una particolar importanza che la città di Kalmar ha accumulato e poi tenuto ben stretta per vari secoli: molto sbrigativamente, possiamo dire che la presenza del porto abbia svolto un ruolo fondamentale E non è un caso che con l’annessione svedese della Scania, Kalmar abbia progressivamente perso il suo prestigio. Il colpo del ko gli è stato poi inferto dal re nel 1689, ossia con la scelta di istituire la principale base navale del paese a Karlskrona (poco lontano da qui, dove tra gli altri nacque l’ex Bologna Antonsson). Da allora, solo il potenziamento della rete ferroviaria ha aiutato lo sviluppo economico del posto. Lo stabilimento Ikea rimane ma altro non è che una succursale minore, quello della Volvo è da tempo volato via sull’onda della delocalizzazione. E poi non vi ho ancora parlato degli innumerevoli, pittoreschi, altamente caratteristici, certamente magnifici e mozzafiato, quartieri che rendono Kalmar un puzzle variopinto e altamente eterogeneo. Ora però prenotate immediatamente il vostro volo e visitate lo Småland, già che non sono qui a fare promozione turistica né lavoro per un’agenzia viaggi.

Avete letto tutto questo semplicemente per calarvi meglio nella parte. Noi di Footbola parliamo di calcio, e io non faccio eccezione. Ora però avete una pur sbrigativa conoscenza del background in cui ci troviamo, sapete grossomodo le peculiarità del posto, e chissà che magari non vi abbia fatto venir voglia di visitarlo. Ora però vi parlo del Fotbollsförening. Era il 10 gennaio 1910, una nuova squadra di calcio nacque a Kalmar. Il suo nome? IF Göta, o meglio, inizialmente fu questo: la confederazione sportiva svedese respinse tuttavia la denominazione per il rischio di omonimia, dunque nel 1912 si scelse IF Gothia. Il motivo parrebbe esser stato l’approdo nel porto di una nave molto bella, capitanata da un tale marinaio inglese Shaw che una volta scoppiata la guerra fu costretto a rimpatriare. Singolare, vero, ma la storia è spesso fatta da dettagli. Dal 1918, in breve, l’unione fra IF Gothia e un’altra società (il Kamraterna) portò all’attuale Kalmar FF.

IL CALCIO A KALMAR

Il Fotbollsförening non è mai stato, nella sua storia, un’armata da primi posti. Semmai ha sempre frequentato palcoscenici secondari. Vi dirò di più: la prima volta in cui i biancorossi hanno toccato l’Allsvenskan è datata 1949, dopo aver battuto l’Halmstad nella finale playoff. Il 1950 è stato poi un anno particolare: dopo due anni nella massima divisione svedese ci sarà una retrocessione (nel mese di gennaio il Kalmar si era concesso una tournée in Spagna comunque). Il tecnico István Wampetits, allora, aveva promesso di tornare in Allsvenskan nel giro di due anni. Sarà proprio questo che accadrà nel felice biennio 1953-55. Poi però, ecco un difficile ventennio in Superettan. E il modo con cui nel 1975 il Kalmar è risalito, fa parte della leggenda ed è ricorrente nella cultura popolare kalmarese: il match contro il Västra Frölunda IF, che al termine uscirà sconfitto 3-2. Kenneth Bojstedts segnò il 2-2, che tuttora rimane una delle maggiori controversie nella storia del calcio svedese. Infatti, la gente di Göteborg ha spesso affermato che quel pallone non avrebbe mai in realtà varcato la linea. Pazienza, perché poi Kjell Nyberg siglerà la rete decisiva e il Kalmar poté festeggiare il ritorno in Allsvenskan esattamente 20 anni dopo. Ne è seguito un periodo di crescita esponenziale fino al trionfo in Coppa di Svezia nel 1981. Non una vittoria qualsiasi, essenzialmente per due ragioni. La prima: un 4-0 all’Elfsborg non era roba da tutti i giorni. La seconda: il Kalmar aveva perfino fatto tenerezza, nel suo continuo peregrinar senza trovar una fissa meta.

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Ah, non scherzo quando gli dico che gli hanno sul serio intitolato una via.

Mai tranquillità, mai un porto quiete, mai nient’altro rispetto al continuo e tumultuoso andi-rivieni tra Serie A e Serie B. Quando questo tourbillon è terminato, inoltre, ecco che per 20 anni si è dovuto combattere su polverosi campi di provincia. Non certo il massimo. E infatti proprio nel 1981, anno del primo trofeo, è arrivata la retrocessione. Di nuovo Superettan, ma questa volta sono un “mordi e fuggi” di una stagione. Subito tornato in Allsvenskan, nel 1985 arrivò un insperato, storico, mitico secondo posto. Trascinato dai capocannonieri di allora, la coppia composta da Peter Karlsson e Billy Lansdowne, tutto sembrava pronto per nuovi successi. E invece, di nuovo il crollo. Due retrocessioni di fila, un fardello assai pesante da scontare dinanzi alla sorte avversa. Nel 1987, il contentino si presentò sotto forma della seconda Svenska cupen della storia: 2-0 al GAIS. Dal 1989 al 1996, il Kalmar è stato ospite fisso della Superettan. Il continuo destino dell’andirivieni ha fatto compagnia al FF anche tra gli anni ’90 e 2000, in quello che verrà poi definito il periodo del planerade återtåg. Tradotto in italiano, “ritiro programmato”.  Vicende societarie poco carine, tra la longa manus di Bjorklund e il programma del trestegs-raket. La situazione assunse contorni tragicomici quando l’allenatore Kjell Nyberg (quello della rete decisiva, già) decise di staccarsi dal club e fondare, nel 1997, il Nya Kalmar FF. Idea folle, ma che porterà ad un consolidamento dello spirito e dell’identità intorno alla squadra. Si è così aperta una nuova era, con Nanne Bergstrand in panchina. Dopo aver sofferto per molti anni la mancanza di un marcatore importante, erano finalmente giunti gli anni del groove brasiliano, il brasilianska spåret, quello con Daniel Mendes e Dudu. E la volontà societaria era cambiata: l’obiettivo era acquisire eccellenza, la tanto agognata spetskompetens.

I GLORIOSI ANNI DUEMILA

Da allora, un continuo crescendo. Preparatevi all’ultimo, emozionante giro sulle montagne russe. Dal 2004 ad oggi, il Kalmar frequenta solo i palcoscenici dell’Allsvenskan. Nel 2007 la continuità ha portato in dote la Coppa di Svezia, mentre anche in campionato i risultati sono stati più che notevoli. Secondo posto, dunque veniva eguagliato il miglior piazzamento della storia del club. Ma non siamo ancora arrivati allo spannung, al momento di massima tensione, al picco della nostra montagna russa. Il tutto ha attirato gli occhi di blasonate squadre, che hanno prepotentemente messo gli occhi sui pezzi pregiato del Kalmar. Etablissemanget, la definì il tecnico Bergstrand. Che, l’estate successiva, avrebbe perso il più talentuoso della sua truppa: il brasiliano César Santin, trasferitosi al Copenhagen.

Paradossalmente, proprio con l’addio dell’estroso fantasista il Kalmar vincerà il campionato. In epoca recente, del resto, l’oculatezza aveva dominato le sessioni di mercato nello Småland: spender mai troppo, puntare sui vivai e sui giovani, lavorare essenzialmente per lanciare nuovi talenti dai quai monetizzare il massimo. Sarà poi questo il leitmotiv del calcio scandinavo, ancor oggi. E oltre a ciò, anche la crescita dei tre fratelli Elm rivestirà un ruolo fondamentale: in particolar modo Viktor è stato ritenuto da molti il miglior calciatore dell’Allsvenskan 2008. Il giovane Rasmus e l’ultimo, David, avrebbero contribuito anche loro. E grazie al 2-2 ottenuto all’ultimo respiro, nell’ultimo turno contro l’Halmstad, il Kalmar ha chiuso il 2008 con un punto di vantaggio sull’Elfsborg. Era l’Elfsborg non troppo diverso da quello attuale: Ishizaki, Bajrami, Avdić, Lasse Nilsson. In quel Kalmar trovava posto anche un giovane Etrit Brisha, oggi all’Atalanta dopo un passato alla Lazio. Nel 2-2, la rete del definitivo pari fu segnata dall’attaccante Patrik Ingelsten: capocannoniere di quella stagione, all’Örjans Vall ritrovava i suoi ex compagni, coi quali tanto aveva faticato per imporsi. E invece, quel giorno si prese una piccola rivincita. E diede il via ai festeggiamenti per lo scudetto.

Vinta l’Allsvenskan nel 2008, lo scotto è stato pagato in Svenska cupen contro l’IFK Göteborg: sconfitta ai rigori in finale. Ciò non ha impedito, però, che a Nanne Bergstrand venisse intitolata una strada. In questo pezzo tratto dall’Aftonbladet trovate poi l’addio di Bergstrand a Kalmar. Una città che per sua stessa ammissione verrà portata nel cuore: “E’ una decisione che è emersa negli ultimi anni, ho avuto il sogno di raggiungere la Champions League di nuovo. Pertanto, ho scelto di andare avanti”. Se n’è andato da vincente, dopo 13 anni sulla panchina biancorossa (di cui 10 consecutivi). Ecco perchè oggi è un’istituzione, da quelle parti. Sogno Champions, miracolo. Ma nel 2009, persa la Supercoppa svedese sempre contro il Göteborg, anche in Allsvenskan le cose erano partite male. Per di più, anche gli altri fratelli Elm erano partiti: David e Rasmus, oltre a Viktor che nel 2008 partì per cercare fortuna in Olanda all’Heerenveen. Eppure, la forza di quel collettivo fu nel limitare i danni: in patria trionferà l’Aik, il Kalmar terminò in una buona quarta posizione. In Coppa Uefa rischiò addirittura di eliminare il Feyenoord: importantissimo 0-1 a Rotterdam, poi sfortunato crollo in casa (1-2 per gli olandesi).

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Sì, insomma: se camminate per Kalmar e vi trovate di fronte un gigantesco rubino, è questo.

Sulla Guldfågeln Arena potrei dirvi un sacco di cose. Non lo faccio ora, vi dico solo che il 12 dicembre 2009 fu decisa la costruzione del nuovo impianto: costo di 250 milioni di corone, inaugurazione effettuata all’inizio del campionato 2011. L’anno prima, il 2010, era coinciso col centenario del club: caso strano, ecco arrivare il peggior piazzamento dal 2004. Un nono posto altamente anonimo, ben peggiore rispetto agli standard recenti ma anche assai migliore di quegli anni bui in cui l’andirivieni frenetico dalla Superettan all’Allsvenskan faceva parte della consuetudine. Ultimamente, poi, in Europa League i biancorossi hanno banchettato anche nel 2010-11 e 2012-13: sono però stati mestamente eliminati in due circostanze poco soddisfacenti, dal Levski Sofia nel primo caso, dallo Young Boys nel secondo.

OGGI

Oggi il Kalmar non va benissimo. Anzi, dicendola per esteso, rischia la retrocessione. Eppure in campo scendono i tre fratelli Elm e i due Hallberg. Perchè in fondo Kalmar è più una famiglia che una squadra di calcio.
För i slutändan är Kalmar mer en familj än ett fotbollslag…

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Un’allegra foto di famiglia.

Vi har röda dagar framför oss
Vi har samma mål att nå

“Abbiamo giorni rossi davanti,
abbiamo lo stesso obiettivo da raggiungere”

 

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