Storia del Pallone d’oro: il ’64, Denis Law

In un’epoca in cui per essere un centravanti bisognava essere forte fisicamente, abili nei colpi di testa e con l’ossessione per il gol, un ragazzo dallo Scozia rivoluzionò completamente il ruolo. L’astuzia, la rapidità di movimento, l’anticipo secco sul difensore e il dribbling nello stretto divennero un valore aggiunto per segnare gol a raffica e diventare uno degli attaccanti più forti della sua epoca. Denis Law ha fatto parte di uno dei tridenti più forti della storia e con Bobby Charlton e George Best ha fatto veramente divertire come più non si poteva il pubblico di Old Trafford.

Nacque ad Aberdeen da una famiglia di pescatori e cambiò scuola per seguire la sua grande passione, il calcio. Ad acquistarlo fu l’Huddersfield nonostante il tecnico Andy Beattie non fu per nulla contento definendolo il prospetto calcistico meno probabile. La retrocessione dei biancoblu però aiutò Denis a entrare in squadra e fu Matt Busby a volerlo portare giovanissimo al Manchester United, ma il dirigente Bill Shankly aveva in mente di portarlo con sè al Liverpool, ma i Reds non avevano le possibilità economiche. Nel marzo del 1960 era considerato il talento più cristallino del calcio britannico e alla fine ci andò a Manchester ma direzione City per l’allora cifra record di cinquantacinquemila sterline. Gli Sky Blues erano una squadra di bassa classifica e l’acquisto dello scozzese fu determinante per rimanere in First Division grazie anche a una doppietta contro l’Aston Villa. L’esperienza durò solo pochi mesi perché in quell’estate arrivò la chiamata dall’estero, dall’ambizioso Torino.

In Italia la sua carriera fu di luci e ombre, con la lingua che costituiva certamente uno scoglio e la Serie A era uno dei campionati più tattici e difensifivisti già allora. Law avrebbe voluto liberare il suo estro e la sua classe, ma doveva spesso contenersi. Fu protagonista anche di un grave incidente in macchina che rischiò di costare la vita a lui e al suo compagno Joe Baker ma ne uscì fortunatamente illeso. Riuscì comunque ad andare in doppia cifra segnando dieci reti, ma il Belpaese non faceva proprio per lui. Chiese il trasferimento a fine anno e finalmente, dopo un lungo rincorrersi, passò al Manchester United.
Il primo anno con i Red Deviles non fu affatto semplice, con la squadra ancora profondamente segnata dal disastro aereo di Monaco di Baviera. Law però riuscì a segnare con una certa regolarità, ma l’annata venne maggiormente ricordata per un pesante screzio con l’arbitro Gilbert Pullin. Lo scozzese riteneva di essere stato insultato venendo definito non abbastanza intelligente per giocare e la FA sanzionò il direttore di gara che non arbitrò più. A maggio arrivò però il suo primo atteso trofeo e fu una FA Cup contro il Leicester e nel 3-1 del Manchester United fu Denis a sbloccare il risultato quando con un tocco di destro di liberò di Norman e Appleton e trafisse Banks con un gran destro a incrociare. La seconda fu l’annata che lo consacrò a immortale e leggenda del club e del calcio europeo. La squadra non riuscì a ottenere titoli, ma nonostante fosse rimasto fermo per inforunio per un mese segnò l’incredibile numero di quarantasei reti in stagione. Un record incredibile che resta ancora oggi la miglior prestazione da cannoniere in una singola annata per un calciatore dei Diavoli Rossi. A fine anno France Football tenne conto di questi numeri pazzeschi e lo premiò un po’ a sorpresa con sessantuno voti, contro i quarantatre del campione d’Europa per club e nazioni Luis Suárez e i trentotto di Amancio.

Il premio lo galvanizzò diventando ancora più decisivo e la squadra stava tornando quella forte e vincente degli anni ’50. Con i ventotto gol dello scozzese a fine anno arrivò il titolo di capocannoniere per Law e lo United tornò sul tetto d’Inghilterra. Un successo atteso da otto lunghi anni e che riportò finalmente la squadra di Matt Busby dove meritava di stare.
La vittoria avrebbe dovuto lanciare lui e i Red Deviles verso nuovi successi, ma in una partita tra Scozia e Polonia riportò un grave infortunio che ne limitò per sempre la carriera. Ritornò per il finale di stagione segnando il prezioso 2-1 a Old Trafford contro il Benfica nei quarti di finale che contribuì al passaggio del turno. Il 1966-67 fu il suo ultimo anno ad altissimi livelli prima che i problemi al ginocchio lo stroncassero definitivamente. I ventire gol furono determinanti per vincere un altro campionato e nella Coppa dei Campioni seguente si laureò campione d’Europa ma con un ruolo marginale. I problemi fisici lo tennero fuori sia dalle due semifinali che dallo storico ultimo atto contro il Benfica e l’assenza da quelle grandi sfide fu il suo più grande cruccio.
Da allora lo United si sentì arrivato in cima al mondo e iniziò un lento e inesorabile declino. La squadra iniziò a sfaldarsi con Bobby Charlton ormai arrivato a fine carriera, Best che pensava più alla vita mondana che a quella sportiva e Law perennemente infortunato. Tra infermeria e qualche colpo di antica classe giocò a Old Trafford fino al 1973 prima di cambiare ancora una volta sponda dell’Irwell tornando al City. Nell’ultima giornata di campionato segnò uno strepitoso gol di tacco proprio in un derby ma non riuscì a esultare. Quella sua rete a cinque minuti dalla fine aveva un sapore troppo amaro per la squdra per la quale aveva giocato per ben undici anni, ovvero retrocessione. Si sentì quasi in colpa per quello che aveva fatto e da allora decise di ritirarsi dal calcio. In quell’estate riuscì però a togliersi la soddisfazione di giocare un Mondiale con la sua Scozia, anche se scese in campo solo contro Zaire e il Tartan Army venne subito eliminato. Con trenta gol risulta essere ancora oggi il miglior marcatore di sempre della propria nazionale assieme a Kenny Dalglish.
Un grande campione sfortunato e bloccato da troppi guai fisici, ma un giocatore in grado di far cambiare idea anche ai suoi principali detrattori. Un centravanti completo, con senso del gol come pochi se ne sono visti, una leggenda del Manchester United, una leggenda di nome Denis Law.

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