Cinque giocatori che non ricordavi in maglia Real Madrid

Gli ottavi di finale di Champions League non stanno andando al meglio per le italiane e dopo le sconfitte di Juventus e Lazio manca solo l’Atalanta per poter tenere alto l’onore del nostro calcio. I bergamaschi ospitano il Real Madrid, partita sulla carta meno proibitiva di quanto la storia dei due club farebbe credere. I Blancos sono falcidiati dagli infortuni e i nerazzurri stanno vivendo un ottimo momento di forma, a seguito anche del bel successo sul Napoli in campionato, per questo motivo l’impresa non è così impossibile. I madridisti hanno avuto grandi campioni e anche qualche meteora che non è stata in grado di lasciare un gran segno, ed eccone cinque per voi.

EMMANUEL ADEBAYOR
Giocatore simbolo del calcio togolese, centravanti capace di segnare in qualsiasi modo, ma anche di prendersi delle pause incredibili. Emmanuel Adebayor è stato il classico esempio di attaccante che poteva essere e invece non è stato, causa anche un carattere non proprio semplice. Gli ottimi inizi con Metz e Monaco spinsero Wenger a portarlo all’Arsenal e nei tre anni londinesi visse le stagioni migliori della carriera dove iniziò a essere considerato uno dei migliori cannonieri del Continente. Venne così acquistato nel 2009 dal Manchester City per proseguire l’opera degli sceicchi di elevare il valore della squadra, ma con gli Sky Blues non fu tutto rose e fiori. Dopo un anno e mezzo venne ceduto in prestito per sei mesi al Real Madrid dove si rivelò un validissimo attaccante di riserva, giocando poco, ma riuscendo comunque a segnare otto gol totali per la Casa Blanca. Non bastarono per la riconferma e così tornò a Londra, sponda Tottenham, per quattro anni prima di iniziare a girovagare tra Inghilterra, Turchia e un passaggio in Paraguay all’Olimpia.

 

MICHAEL ESSIEN
È stato uno dei migliori centrocampisti africani della storia, giocatore capace di unire qualità e quantità, ma che forse è durato per troppo poco tempo. Michael Essien è stato considerato il vero metronomo e cervello per tantissimi anni del Chelsea prima di Mourinho e poi di Ancelotti, capace di formare con Frank Lampard una mediana da sogno. Iniziò in Francia, prima al Bastia e poi con la consacrazione al Lione e nel 2005 passò ai Blues di Londra dove in sette anni vinse tutto, compresa quella tanto attesa Champions League che arrivò proprio alla fine del suo percorso inglese nel 2012. A trent’anni era fuori dal progetto Di Matteo, ma non era considerato ancora finito e così fu il Real Madrid ad acquistarlo per volere proprio di José Mourinho che ben lo conosceva. Nella Capitale però fu poco più che una comparsa e ormai non era più quel giocatore completo di un tempo, ma riuscì comunque a segnare due reti prima di tornare al Chelsea per un breve periodo e ripartire dal Milan dove fu un disastro totale. Dopo il rossonero varie esperienze nei campionati minori con l’addio al calcio nel 2020.

 

THOMAS GRAVESEN
Uno degli acquisti più strani mai effettuati dal Real Madrid, centrocampista di grande grinta e contenimento, ma con una tecnica non proprio eccelsa che avrebbe dovuto essere l’uomo dell’equilibrio nei Galácticos. Questo ruolo non si addiceva al robusto e combattivo Thomas Gravesen che si ritrovò catapultato in una realtà davvero troppo grande per lui. Dopo gli inizi in Danimarca al Vejle passò in Germania all’Amburgo e successivamente in Inghilterra all’Everton e nella Premier League dimostrò tutto il suo valore. Fu tra i centrocampisti più apprezzati e nel 2005 venne acquistato dai Blancos per dare quantità a una squadra ricca di stelle, ma fu un fiasco. In quella stagione il Real non vinse nulla e uscì malamente agli ottavi di Champions League e l’acquisto a peso d’oro del danese fu estremamente criticato dalla tifoseria madrilena, non abituata a vedere un giocatore del genere. Rimase solo un anno prima di tornare in Gran Bretagna inizialmente al Celtic e poi ancora all’Everton.

 

JAVIER HERNÁNDEZ
Astro nascente del calcio messicano dell’ultimo decennio, attaccante capace di farsi apprezzare per la sua straordinaria abilità nel movimento negli spazi stretti e di segnare da ogni posizione. Chicharito Hernández però non è riuscito a consacrarsi come avrebbe voluto. In Patria iniziò giovanissimo e già nel 2010 fece parte del Mondiale in Sudafrica dove segnò a Francia e Argentina e grazie ai suoi trascorsi al Guadalajara passò al Manchester United. Visse sempre all’ombra dei grandi attaccanti del Red Deviles rivelandosi sempre una prima riserva molto preziosa, ma forse non un titolare adatto a certi palcoscenici. Non andò mai oltre i tredici gol del primo anno e così nel 2014 andò in prestito al Real Madrid dove mantenne lo stesso ruolo ma segnò il determinante gol della vittoria nei quarti di finale di Champions League contro l’Atlético. Questa rete storica non bastò per la riconferma e così tornò a Old Trafford prima di vivere una seconda giovinezza al Bayer Leverkusen, dove visse i suoi anni europei più prolifici e oggi gioca nei Los Angeles Galaxy.

 

KLAAS JAN HUNTELAAR
Avrebbe dovuto essere l’erede naturale di Ruud Van Nistelrooy, ma la carriera di Huntelaar non fu così fortunata come quella del suo predecessore. Centravanti dominatore dell’area di rigore si mise in mostra soprattutto con l’Heerenveen, quando in poco più di una stagione segnò oltre trenta gol. Fu quindi l’Ajax ad acquistarlo e con i Lancieri le cose non cambiarono, anzi nel 2006 e nel 2008 vinse la classifica marcatori con trentatre reti. A gennaio 2009 il Real Madrid doveva sostituire l’infortunato Van Nistelrooy e chi poteva farlo meglio se non il suo erede naturale? Al Bernabéu però andò a corrente alternata, segnando a raffica dopo il primo periodo di ambientamento e perdendosi nel finale di stagione. Otto reti in un girone non erano nemmeno un andamento così negativo, ma Florentino Pérez aveva in mente altro e così in estate venne ceduto al Milan dove fallì clamorosamente. Solo in Germania e allo Schalke 04 riuscì a ritrovarsi, vincendo anche una classifica dei marcatori in Bundesliga prima di tornare all’Ajax e ora ancora dalle parti di Gelsenkirchen.

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