Città: Rio de Janeiro
Stadio: São Januário (21880 posti)
Miglior piazzamento: Campione (4 titoli)
Nel 2019: 12°
Competizione continentale: Copa Sudamericana
LA SQUADRA
L’inizio di stagione del Vasco non è stato incoraggiante: fuori ai gironi in entrambe le fasi del campionato Carioca e sconfitto in casa dal Goiás nell’andata del terzo turno di Copa do Brasil (il ritorno è stato rinviato a data da destinarsi), ha visto l’unica gioia nella sofferta qualificazione ai gironi di Copa Sudamericana, dove ha superato con un complessivo 1-0 i modesti boliviani dell’Oriente Petrolero, al momento terzultimi nel campionato locale.
Durante la pausa forzata si è dimesso l’allenatore Abel Braga, al posto del quale è stato promosso il vice Ramon Menezes, che a 48 anni si trova per la prima volta alla guida di un club di Série A.
Nelle prime tre partite dopo la ripresa Menezes ha riproposto il 4-3-3 del predecessore, con una linea difensiva esperta guidata dall’ex-Roma Leandro Castán e la conferma a centrocampo del sopraffino Andrey (per cui si dice la Sampdoria abbia offerto 7 milioni) e del più muscolare Raul.
A completare il trio ci sarebbe dovuto essere Fredy Guarín, che dopo aver cercato di tornare all’Inter ha vissuto un ottimo finale di 2019 col Gigante da Colina, diventando immediatamente idolo della torcida e legandovisi al punto di tatuarsi lo stemma societario.
Purtroppo però nelle ultime settimane il ragazzo è dovuto rientrare in Colombia a causa di problemi legati alla separazione dalla moglie e al conseguente affido dei figli, e benché abbia dichiarato di voler tornare a Rio, non è chiaro cosa succederà e si è parlato anche di possibile rescissione del contratto.
Al suo posto dovrebbe giocare uno tra Fellipe Bastos, volante con un gran tiro da fuori poco utilizzato l’anno scorso ma tra i più brillanti in quest’inizio di stagione, e il nuovo arrivo Martín Benítez, che nell’Independiente giocava come ala ma ha ben impressionato anche in zone più centrali.
Per quanto visto finora, l’argentino potrebbe essere il rifinitore che tanto è mancato nella passata stagione; Andrey è tecnicamente sublime ma tende a muoversi in zone più arretrate, i giovani esterni Talles Magno e Vinícius puntano maggiormente sul dribbling e sulla velocità e il rischio è che troppe responsabilità creative ricadano nuovamente sulle spalle del terzino rigorista Yago Pikachu, primo nel 2019 per occasioni create nella squadra.
Oltre alla presenza di alcuni giovani molto promettenti – in primis i già citati Andrey, Talles Magno e Vinícius – il maggior motivo di speranza per i tifosi del Vasco risponde al nome di Germán Cano, 32enne bomber argentino prelevato dall’Independiente Medellín.
Arrivato a parametro zero, El Matador ha già conquistato la nuova piazza segnando 9 gol nelle sue prime 13 partite, il 75% del totale tra cui tutti gli ultimi 5.
L’UOMO-CHIAVE
Dopo aver segnato 75 gol in 96 partite nelle ultime due stagioni in Colombia, Germán Cano sembra non aver avuto alcun problema di adattamento al nuovo contesto.
Nonostante abbia 32 anni si può dire che si trovi al picco della propria carriera, nella quale finora aveva raccolto grandi numeri soltanto a Medellín, dove era esploso dopo un inizio di carriera difficile in patria tra Lanús, Chacarita e Colón e da cui si era trasferito per tre anni in Messico, vedendo calare drasticamente la sua media realizzativa per poi tornare a segnare valanghe di gol in Colombia.
Il Vasco è probabilmente la sua ultima opportunità per non essere ricordato come “uno che segna solo in quel campionato” e le premesse sono eccellenti.
Un metro e 77 di altezza, Cano è il classico centravanti che si muove sul filo del fuorigioco, cercando di sorprendere i difensori con tagli alle loro spalle, e per questo motivo spesso si posiziona sul lato opposto rispetto a dove si trova il pallone, cercando di massimizzare l’effetto-sorpresa.
Pur non partecipando molto alla costruzione della manovra, è specializzato nell’associarsi coi compagni offrendo un appoggio per scambi ad alta velocità attraverso smarcamenti nello stretto.
Non potendo sfruttare doti fisiche, tecniche o atletiche particolarmente spiccate, Cano deve compensare con l’intelligenza dei suoi movimenti e con il tempismo; ciò è particolarmente evidente sui cross e nelle transizioni offensive, in cui approfitta degli smarcamenti preventivi per crearsi lo spazio per ripartire.
IL POTENZIALE CRAQUE
Il 18enne Talles Magno è un animale strano: è un’ala che cerca spesso il dribbling (nel 2019 ci ha provato 6,5 volte ogni 90’, riuscendoci nel 56% dei casi) e piuttosto indolente in fase difensiva, e fin qui rientra nel cliché per età, nazionalità e ruolo.
Ciò che lo rende atipico è una dimensione più immateriale, più legata alle movenze, all’espressività e alla sensazione che restituisce mentre gioca: a Talles sembra mancare la frenesia che vediamo, per esempio, in Vinícius Jr. e Rodrygo Goes, quell’elettricità tipica dei giovani che fremono dalla voglia di mettere in mostra la loro bravura.
Forse c’entra il viso da trentenne, ma a vederlo giocare sembra un veterano, per il passo cadenzato con cui si muove e il portamento flemmatico, la postura sempre dritta e la testa alta.
Certo le scelte in campo non sono sempre ottimali e i suoi margini di miglioramento sono ancora enormi, ma non è un caso che l’anno scorso sia stato buttato nella mischia fin dall’inizio e non sia più uscito dall’undici titolare se non per aggregarsi alla Seleção U17, con cui agli ottavi del Mondiale di categoria ha subito un infortunio alla coscia che lo ha tenuto fuori per un paio di mesi.
Nella stagione d’esordio ha raccolto numeri buoni ma non entusiasmanti: 2 gol, nessun assist, nella media per passaggi-chiave (1.6 ogni 90’) e un po’ sopra per falli subiti (2.5), ma bisogna ricordarsi che si tratta di un classe 2002.
Per il suo trasferimento in Europa è solo questione di tempo e si parla di tanti grandi club interessati, ma sarebbe bello vederlo crescere in Brasile almeno fino al termine della stagione.