
Luis Suarez Inter Immagine | Ansa
Notti di Champions League. Barcellona – Inter, una sfida che accende la fantasia e i ricordi dei tifosi nerazzurri: questione di corsi e ricorsi storici. L’ultimo incrocio in campo, a questi livelli, in semifinale, risale all’anno di grazia (prospettiva nerazzurra) 2010, quello che del primo e sinora unico triplete nerazzurro. Il primo incrocio in Europa, invece, è a distanza: non è sul campo, ma economico e riguarda il trasferimento di Luis Suarez. Una operazione di mercato che permise al Barcellona di avere uno stadio.
25 Maggio 1961: il trasferimento che finanzia il Camp Nou
È il 25 maggio del 1961. Luisito Suarez, di ruolo centrocampista, uno dei migliori calciatori al mondo, fresco di nomina del Pallone d’Oro, pilastro della Spagna, indossa la maglia del Barcellona. Helenio Herrera, che lo ha allenato e adesso è all’Inter, lo conosce bene e lo ritiene un tassello fondamentale per costruire una squadra vincente. Angelo Moratti, padre di Massimo, non bada a spese pur di accontentare il suo “mago”. E stacca un assegno circolare di 300 milioni. Una cifra enorme, talmente ingente da spingere il Barcellona a lasciare andare neanche troppo a malincuore il proprio gioiello. L’incasso della cessione permetterà al club di completare la costruzione del Camp Nou, ormai ferma da diversi anni per mancanza di fondi. Suarez lascia la Catalogna, direzione Milano, sponda Inter, dove in 9 anni colleziona 328 presenze, 55 gol e un ciclo straordinario. La “Grande Inter” vince 3 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe intercontinentali.
Suarez, via in macchina subito dopo la finale
Il trasferimento del centrocampista spagnolo, al netto delle cifre, fa comunque rumore. Il calciatore del Barcellona ha già da tempo un accordo di massima con l’Inter ma, anche per motivi di opportunità, non ne parla. Non è il momento, anche perché prima di lasciare il Barcellona c’è da giocare una finale di Coppa dei Campioni (poi persa 2-3, vince il Benfica). L’Inter non oltrepassa il limite, ma neanche perde tempo. E così, dopo la fine della partita, una delegazione nerazzurra, approfittando della location che ha ospitato la finale, Berna, a poche ore di autostrada da Milano, raggiunge in loco Luis Suarez e lo porta in sede in macchina dove l’operazione assume i contorni dell’ufficialità. Al Barcellona, per il disturbo, 25 milioni di pesetas. Decisiva, in quella occasione, la volontà del calciatore che voleva ricongiungersi con il suo mentore Helenio Herrera, a sua volta irremovibile nel porre la conditio sine qua non dell’arrivo del suo pupillo. A conti fatti, hanno avuto entrambi ragione.