
Gennaro Gattuso Immagine | Ansa
Gennaro Gattuso detta le sue regole per cementare il gruppo. In conferenza stampa il Commissario Tecnico non ha lasciato spazio alle interpretazioni: si deve creare un ambiente coeso dove tutti remino dalla stessa parte. In due parole: una squadra.
Nessun dolorino: le nuove regole del CT
In conferenza stampa Gattuso è stato lapidario: l’obiettivo di tornare a giocare la fase finale di un Mondiale deve essere centrato a tutti i costi. E per riuscirci, è fondamentale creare una nuova Casa Italia: essere convocato in nazionale deve essere un momento di entusiasmo e chi fa parte del gruppo deve dimostrare voglia di stare insieme. Ecco perché non si potrà né dovrà lasciare Coverciano. Una scelta legata alla sua esperienza da calciatore sotto la gestione di Marcello Lippi. “Bisogna capire il perché si rifiutano le convocazioni, ne ho parlato con il presidente e con Buffon. Ho chiesto al presidente e a Gigi che chi ha un dolorino deve comunque restare a Coverciano a curarsi: al centro sportivo federale abbiamo medici, fisioterapisti e attrezzature. Se vogliamo essere credibili, chi ha un dolorino deve restare il più possibile. Non si possono creare precedenti”.
Gattuso e l’infortunio malcelato
La scelta di Gattuso affonda le radici un una vicenda personale del 2006 che risale alle prime settimane di ritiro dell’Italia di Marcello Lippi. Gattuso è reduce da una stagione logorante e ha un edema generato da una lesione al mediale. Abbastanza per rischiare di saltare l’appuntamento iridato. In molti stenterebbero a correre, ma si parla di un calciatore con una soglia del dolore così alta da riuscire a resistere. E a nascondere finche può, il problema. A scoprirlo è il medico Enrico Castellacci che nota il calciatore coperto da un lenzuolo utilizzato alla stregua di una coperta di Linus proprio per evitare il rischio che il problema venisse a galla. Ovviamente la situazione era peggiorata, ma non compromessa.
Il legame fortissimo con la nazionale
La testimonianza del Dottor Castellacci dà l’idea di quanto Gattuso tenga all’azzurro: “Credo che qualsiasi altro giocatore non avrebbe potuto recuperare in tempo, ma conoscendo Rino sapevo di andare sul sicuro. Si è sottoposto a un lavoro di recupero massacrante, arrivando a sopportate sedute sino a 12-14 ore di lavoro specifico al giorno pur di non perdere l’appuntamento con il Mondiale. Sorrido quando penso alla sua reazione al momento della diagnosi”. Una “minaccia” alla Gattuso: “Se non mi convocate, io mi aggrappo al pullman”. Altro che dolorino, insomma. Per fortuna, non è stato necessario arrivare a gesti così estremi. La storia si concluderà con un lieto fine abbastanza noto.