
4 giocatori in partenza dal Milan | Instagram @iamrafaeleao93 - Footbola
Il Milan prepara la trasferta di Genova con l’obiettivo di chiudere con dignità una stagione fatta di alti troppo brevi e bassi troppo lunghi. In palio non c’è la Champions, ma qualcosa che ha a che fare con l’identità
C’è un momento, nelle stagioni storte, in cui smetti di fare calcoli e cominci a cercare un senso. Per il Milan, questo momento è arrivato da un pezzo. La trasferta di Marassi contro il Genoa non vale granché in classifica, ma vale moltissimo sotto il profilo dell’orgoglio.
Abbiamo perso troppo, e spesso male. Abbiamo confuso l’ambizione con la confusione, il cambiamento con la deriva.
Ma se qualcosa si è salvato, lo si deve a quei lampi che ogni tanto ci hanno ricordato chi eravamo.
Io non ho bisogno di vittorie appariscenti. Mi basta vedere un Milan che rispetta la maglia che indossa. Un Milan che chiude in piedi, a testa alta, anche dopo aver smarrito la via. A Genova si gioca per questo. Per il rispetto. Per la dignità. Per ricordare a noi stessi che non siamo ancora finiti.
Rimpianti da custodire, non da nascondere
L’illusione di un finale in crescendo non deve farci dimenticare che questa stagione è stata una delusione. La Supercoppa, sì. La finale di Coppa Italia, bene. Ma è il vuoto lasciato dai mesi centrali a bruciare ancora.
Abbiamo perso identità, abbiamo smarrito un gioco, abbiamo litigato con la nostra stessa idea di bellezza.
E allora anche il Genoa, oggi, diventa uno specchio. Una squadra che ha fatto della fatica il suo valore, che ha costruito un campionato dignitoso con armi semplici.
Io mi aspetto che il Milan non venga a fare passerella. Che giochi con la rabbia di chi ha capito troppo tardi dove ha sbagliato.
Perché se è vero che il calcio non ha memoria, io invece ce l’ho. E quando vedo questa squadra sciupare il talento di Leao o l’eleganza di Maignan in partite senza storia, mi arrabbio. E tanto.
In campo con chi ci crede ancora
La stagione si chiuderà con la finale di Coppa Italia. E sarà l’ultima occasione per portare a casa qualcosa di concreto, oltre i rimpianti.
Ma prima di pensare a quella serata, bisogna passare da Genova.
E io mi aspetto che Conceição scelga solo chi ha ancora fame.
Basta figurine, basta atteggiamenti svogliati. In campo vada solo chi è disposto a rincorrere un avversario anche al 90’, anche sotto la pioggia, anche se il destino ha già deciso.
Perché un Milan che onora le ultime giornate, è un Milan che può ancora guardarsi allo specchio.
E forse, anche ripartire.
Perché chi ama il Milan non lo ama solo quando vince
Non mi aspetto miracoli da Marassi. Non pretendo spettacolo. Ma voglio coerenza.
Abbiamo sbagliato tanto. Abbiamo preteso di vincere senza capire come si costruisce la vittoria. Ora siamo qui, a giocare per chiudere con dignità.
E forse, proprio qui, nel nulla di classifica di un sabato di maggio, possiamo iniziare a ricostruirci.
Perché chi ama il Milan non lo ama solo quando alza le coppe.
Lo ama anche quando inciampa, se ha il coraggio di rialzarsi con stile.
E domenica, io questo stile lo voglio rivedere. Anche solo per novanta minuti. Anche solo per tornare a crederci.