
Aurelio De Laurentiis e Andrea Abodi Immagine | Ansa
Ha vinto Aurelio De Laurentiis. Svolta epocale in serie A. Il decreto legge approvato in Consiglio dei Ministri rivoluziona la durata massima dei contratti dei calciatori in ambito professionistico: da cinque anni sino a otto.
Una rivoluzione economica: il calciatore asset
Una modifica che avrà un impatto enorme. Con la nuova riforma che entrerà in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, si cambia una regola che resisteva da 45 anni. Una vera e propria rivoluzione economica che da una parte metterà il calciatore al sicuro nel proteggere e tutelare i guadagni durante la sua carriera, dall’altra permetterà alle società di “blindare” i propri gioielli, nonché di generare plusvalenze e ricchezze in caso di cessione. La durata massima dei contratti sino a otto anni permette dunque di trasformare i calciatori in veri e propri asset economici del club, anche perché rimane intatta la possibilità di ammortare sul bilancio la spesa, che continuerà ad essere “spalmata” su cinque esercizi.
Le conseguenze sul Fair Play Finanziario e i paletti della UEFA
I contratti sino a 8 anni non modificheranno tuttavia i calcoli legati al Fair Play Finanziario. La UEFA, scottata dal cosiddetto “modello Chelsea” che sfruttando la norma già vigente in premier League ha tesserato praticamente mezza rosa in modo da ridurre l’impatto degli ammortamenti, ha già fissato i paletti: il costo del cartellino deve obbligatoriamente essere ripartito su un massimo di cinque stagioni calcistiche. “L’ammortamento del cartellino del giocatore sarà limitato a cinque anni al fine di garantire la parità di trattamento di tutti i club e migliorare la sostenibilità finanziaria. In caso di proroga del contratto, l’ammortamento può essere ripartito sulla durata del contratto prorogato ma fino ad un massimo di cinque anni dalla data della proroga”.
La riforma è una vittoria di Aurelio De Laurentiis
La riforma è una vittoria di Aurelio De Laurentiis che ha a lungo lottato per portare avanti il principio delle società libere dalla morsa dei procuratori. Il presidente del Napoli auspicava da tempo una soluzione del genere e, come consuetudine, non ha mancato occasione per rimarcarlo. “Ero stato in Senato, lo scorso febbraio, proprio per spingere verso un cambiamento di rotta che dà molto più potere alle società. Se ingaggio un ragazzo di 17 o 18 anni, non posso fargli soltanto cinque anni, ma devo essere libero di metterlo sotto contratto per sette-otto anni. E se poi alla fine del periodo contrattuale vuole andare via, allora può andare. Devo decidere io, non i procuratori, il calcio deve tornare nelle mani dei club”.