
Azione legale dei tifosi del Manchester City contro il loro club | Instagram @mancity - Footbola
La protesta dei tifosi del City nei confronti del loro club scuote la Premier League: ecco cosa sta accadendo
È bufera in Premier League: i tifosi del Manchester City – come riportato dal The Guardian – hanno avviato un’azione legale contro il loro club per contestare una nuova politica sugli abbonamenti che, secondo i promotori della causa, penalizzerebbe alcune categorie di persone. Al centro della controversia, il recente aggiornamento del regolamento che impone ai tifosi di assistere ad almeno 10 partite casalinghe di Premier League per poter rinnovare l’abbonamento nella stagione successiva.
Il Trade Union Blues contro il Manchester City: le contestazioni
A farsi portavoce della protesta è il gruppo Trade Union Blues, formato da tifosi iscritti al sindacato, che ha incaricato lo studio legale Leigh Day di avviare un’azione formale contro il club. Secondo gli avvocati, la politica del City potrebbe configurare una violazione dell’Equality Act del 2010, la legge britannica che tutela contro le discriminazioni.
“Puniti per essere umani”
Chris Neville, segretario del Trade Union Blues, ha duramente criticato la misura: “Questa politica non premia la lealtà, ma punisce le persone per il fatto di essere umane. Malattie, disabilità, gravidanza, responsabilità familiari o turni di lavoro potrebbero costare l’abbonamento a molti tifosi storici del City. È una norma rigida che ignora completamente le circostanze individuali”.
La nuova regola, annunciata il mese scorso dopo una consultazione con il comitato di tifosi City Matters, ha alzato da 14 a 16 il numero minimo di partite a cui assistere, e ha inoltre stabilito che solo sei di queste possano essere cedute ad amici o rivendute tramite il club.
Il Manchester City vuole contrastare il “non utilizzo” dei biglietti
La società ha motivato la scelta sostenendo che un numero crescente di abbonati non utilizza regolarmente il proprio biglietto. Secondo dati condivisi con City Matters, l’8% dei 37.000 abbonati non partecipa in media alle partite di campionato, un dato che il club considera preoccupante.
Tuttavia, i tifosi fanno notare che altri top club come Liverpool e Arsenal hanno sì requisiti minimi di presenza, ma non impongono limiti così rigidi sul numero di biglietti condivisibili o rivendibili. Inoltre, l’Arsenal esenta i tifosi disabili da questi obblighi.
“Svantaggiati i lavoratori precari e le persone vulnerabili”
Ryan Bradshaw, esperto di diritti umani dello studio Leigh Day, ha sottolineato le criticità legali della misura: “Questa politica impone un requisito uniforme di presenza fisica, che colpisce in modo sproporzionato gruppi tutelati dalla legge, come persone con disabilità, genitori, lavoratori precari o turnisti. Mancano misure di compensazione adeguate”.
Nessun commento dal club
Il Manchester City, al momento, non ha rilasciato alcun commento ufficiale sulla vicenda. Intanto, la polemica è destinata ad alimentarsi nelle prossime settimane, soprattutto se il caso dovesse approdare in tribunale, aprendo un precedente per la gestione dei rapporti tra club e tifosi nel calcio inglese.